Anche gli Eventi Biblici si Svolsero al Nord?

Mosè riceve le Tavole della Legge, in una miniatura tratta dalla Bibbia di Norimberga (1483). La scena è ambientata in un paesaggio verdeggiante, dalle spiccate caratteristiche nordiche (notare il cigno nel ruscello sulla destra).

Quando pensiamo alle vicende bibliche, dalla Creazione alla storia di Davide e Golia, passando per il Diluvio Universale e l’Esodo, la nostra mente corre a luoghi e territori mediorientali: il Tigri e l’Eufrate, il monte Ararat, il deserto del Sinai, la Palestina. Eppure, così come accaduto con i poemi omerici, recentemente anche l’ambientazione degli eventi veterotestamentari è stata messa in discussione: e se anche queste vicende, della cui storicità si è talvolta dubitato, si fossero svolte nel Baltico?

Questa ipotesi, a dir la verità, non è nuova: per quanto riguarda l’Eden, il Warren nel suo celebre testo Paradise Found lo aveva collocato al Polo Nord, mentre più recentemente Luigi Cesetti aveva proposto come sua sede la Lapponia. Quest’ultima ipotesi era stata ripresa dal Vinci in Omero nel Baltico e ulteriormente sviluppata da noi in questo articolo. Ma di recente Cinzia Mele, in due volumi scritti a quattro mani con Mauro Biglino (Gli Dei Baltici della Bibbia e La Bibbia. Il Regno del Nord?), è andata ben oltre, suggerendo un’ambientazione nordica non soltanto del giardino dell’Eden, ma anche di molti eventi biblici.

Si tratta di un’ipotesi indubbiamente ardita, ma non per questo indegna di considerazione: le prove a suo sostegno, infatti, sono tutt’altro che esigue. D’altro canto, a mio avviso le evidenze non sono ancora così solide da rigettare del tutto l’ipotesi tradizionale: pertanto in questo articolo passeremo in rassegna entrambi i tipi di prove, quelle che puntano al Nord Europa e quelle che invece puntano al Medio Oriente. In tal modo il lettore potrà farsi un’idea il più possibile scevra da pregiudizi.

Prove a favore del Nord Europa

Vediamo prima di tutto gli indizi che suggeriscono un’ambientazione nordica dei fatti narrati nella Bibbia.

Toponomastica

Nel Nord Europa si trova una quantità incredibile di toponimi assonanti, o addirittura identici, a quelli citati nella Bibbia. Ecco alcuni esempi (solo una piccola parte del totale):

Canaan, terra – Kanaanmaa (maa significa “terra” in finlandese), Finlandia (circa 60 toponimi distribuiti lungo la fascia costiera)

Carran (dove si stabilì la famiglia di Abramo dopo aver lasciato Ur dei Caldei) – Harran, Norvegia

Damasco – Damaskus, Norvegia

Gerico – Jerikko, Finlandia, e Jeriko, Svezia

Gerusalemme – Jerusalemi, Finlandia

Giordano, fiume – Jordaninpuro (puro significa “ruscello” in finlandese), Finlandia (diverse località con questo nome si trovano in prossimità del Pyhäjoki, il cui nome significa “Fiume sacro” e che potrebbe essere stato il vero Giordano)

Gosen, paese (dove risiedevano gli Israeliti prima dell’Esodo) – Goseninmaa, Finlandia

Kades-Barnea (dove gli Israeliti sostarono a lungo dopo l’uscita dall’Egitto) – Kaatesparnea, Finlandia

Muzri e Kue (da dove provenivano i cavalli del re Salomone) – Musråvann (vann significa “lago” in norvegese) e Kue, Norvegia

Ninive – Ninive, Norvegia

Querce di Mamre (dove Abramo ricevette l’annuncio della nascita di Isacco e della distruzione di Sodoma e Gomorra) – Mamrentammisto (tammisto significa “querceto” in finlandese), Finlandia

Salem (la città del re Melchisedek) – Salem, Svezia

Sinai, deserto – Siinainkorpi (korpi significa “area desolata” in finlandese), Finlandia

Sinai, monte – Siinainmäki (mäki significa “collina” in finlandese), Finlandia

Sodoma e Gomorra – Sodoma e Gomorra, Finlandia

Alcuni toponimi “biblici” presenti in Nord Europa (non tutti sono rintracciabili tramite Google Earth).

L’origine di tali toponimi è in larga parte sconosciuta, ma la spiegazione più “logica” sarebbe quella di ritenerli copie di quelli biblici. Sebbene si tratti di un’ipotesi plausibile, alcuni fatti le remano contro:

Il numero dei toponimi. I toponimi di sapore veterotestamentario rintracciabili in Nord Europa sono numerosissimi: se alcuni potrebbero essere solo il frutto di una coincidenza, è piuttosto improbabile che tutti quanti lo siano.

La distribuzione dei toponimi. Oltre al numero dei toponimi, un’altra cosa che sorprende è la loro distribuzione sul territorio: le località, infatti, si trovano sparse tra Danimarca, Norvegia, Svezia, Finlandia, Russia… Come sarebbe stata possibile una “ricostruzione geografica” di portata così ampia? Chi avrebbe avuto i mezzi per realizzarla, e soprattutto, per quale motivo avrebbe dovuto farlo? Domande senza risposta, al momento.

La presenza di toponimi che richiamano località insignificanti. Se è facile spiegare l’origine della Jerusalemi finlandese (così come della Betlemme in provincia di Torino), è assai più difficile capire come mai in Nord Europa si trovino anche le “Querce di Mamre” e la “terra di Gosen”, località insignificanti e praticamente sconosciute. Per non parlare poi di Sodoma e Gomorra, due città dalla reputazione tutt’altro che buona che sarebbe stato alquanto strano voler “riprodurre” al nord.

L’assenza dei rispettivi toponimi in Medio Oriente. Un altro aspetto su cui riflettere è il fatto che spesso al toponimo nordico non si accompagna un’omonima località mediorientale, a dispetto del fatto che dovrebbe essere quest’ultima quella “originale”. Molte località citate nell’Esodo non sono mai state identificate in Medio Oriente, ma sono presenti in Finlandia! Ma ancora più paradossale è l’assenza del monte Sinai, identificato con quello attuale, nel sud dell’omonima penisola, solo nel IV secolo d.C. Com’è possibile che un luogo così speciale sia stato dimenticato per così lungo tempo? La ragione più plausibile sembrerebbe essere proprio una migrazione in luoghi molto distanti da quelli originari (ricordiamo, peraltro, che in Finlandia si trovano sia il monte che il deserto del Sinai).

Coerenza delle descrizioni geografiche

Come abbiamo visto, diversi elementi suggeriscono che i toponimi “biblici” presenti in Nord Europa non siano delle copie di quelli mediorientali, bensì gli originali. Un ulteriore indizio che supporta questa ipotesi è il fatto che talvolta i territori nordici si adattano meglio alle descrizioni bibliche. Vediamo un paio di esempi significativi.

Sodoma, Gomorra e la valle del Giordano. Come abbiamo visto, Sodoma e Gomorra (anch’esse mai identificate in Medio Oriente) si trovano in Finlandia: si tratta di due aree boschive fra loro vicine e disabitate. Circa 100 km a ovest si trova il Pyhäjärvi (“Lago sacro”), da cui nasce il Pyhäjoki, identificabile con il fiume Giordano. Ebbene, un passo della Genesi descrive la valle del Giordano come “un luogo irrigato da ogni parte” (Gen 13, 10), una descrizione che ben s’attaglia al territorio finlandese, solcato da innumerevoli corsi d’acqua. Non solo: in prossimità di Sodoma e Gomorra si trovava la valle di Siddim, piena di pozzi di bitume (Gen 14, 10): curiosamente, la città finlandese di Kajaani (situata circa 70 km a nord delle Sodoma e Gomorra finniche) è nota per la produzione di catrame vegetale.

Il naufragio della flotta di re Giosafat. Un evento biblico molto più plausibile in Nord Europa che non in Medio Oriente è quello narrato nel Primo Libro dei Re: “Giosafat costruì navi di Tarsis per andare a cercare l’oro in Ofir; ma non ci andò, perché le navi si sfasciarono in Ezion-Gheber” (1 Re 22, 49). La località di Ezion-Gheber potrebbe corrispondere alla “strozzatura” del Golfo di Botnia nota come Kvarken, in prossimità della quale si trova (in Svezia) il piccolo lago Åsjön: Åsjön-Kvarken, dunque. Ma il particolare interessante è che quel braccio di mare è particolarmente rischioso per le navi: il fondale, infatti, è poco profondo, ed in prossimità delle coste svedesi e finlandesi affiorano numerosi scogli e piccole isole, facenti parte dell’arcipelago dello Kvarken. Per quanto riguarda le altre due località, Tarsis e Ofir, la prima potrebbe corrispondere a Tårs, in Danimarca, mentre la seconda alla Lapponia (anche qui infatti si estrae l’oro): ne consegue che una nave proveniente dalla Danimarca, per raggiungere la Lapponia, doveva attraversare tutto il Golfo di Botnia, passando quindi per lo stretto dello Kvarken.

Reperti archeologici

Potremmo chiederci, a questo punto, se nei Paesi baltici esistano reperti archeologici riconducibili ad eventi descritti nella Bibbia. Ebbene, la risposta è affermativa. E forse l’esempio più clamoroso riguarda nientemeno che… il Tempio di Salomone!

Proprio così: un tempio molto simile a quello realizzato dal famoso re d’Israele è descritto dallo storico tedesco Adamo di Brema, vissuto nell’XI secolo, nella sua Storia degli Arcivescovi della Chiesa di Amburgo. Il tempio in questione (sostituito nel 1090 da una chiesa) si trovava ad Uppsala, in Svezia; era “interamente decorato in oro” e dal suo tetto pendeva tutto intorno una catena d’oro. I parallelismi fra le due costruzioni sono evidenti: “Salomone rivestì l’interno del tempio con oro purissimo e fece passare, davanti alla cella, un velo che scorreva mediante catenelle d’oro e lo ricoprì d’oro” (1 Re 6, 21).

Il tempio di Uppsala descritto da Adamo di Brema, in un’illustrazione tratta dall’Historia de Gentibus Septentrionalibus di Olaus Magnus (1555).

Naturalmente, il tempio descritto da Adamo di Brema non può essere quello edificato da Salomone: quest’ultimo fu distrutto infatti nel 586 a.C. Tuttavia, gli archeologi hanno rilevato, sotto la chiesa costruita sulle rovine del tempio, dei resti di un edificio ancora più antico, probabilmente distrutto da un incendio. Ciò corrisponderebbe a quanto narrato nella Bibbia: “Nabuzardan, capo delle guardie, ufficiale del re di Babilonia, entrò in Gerusalemme, bruciò il tempio, la reggia e tutte le case di Gerusalemme, dando alle fiamme tutte le case di lusso” (2 Re 25, 8-9).

Il tempio di Uppsala, quindi, potrebbe essere stato ispirato proprio a quello di Salomone! Ma ciò vorrebbe dire che l’antica Gerusalemme si trovava in Svezia; ciò spiegherebbe come mai in Palestina non siano mai stati ritrovati i resti del Primo Tempio… ed aprirebbe la porta a prospettive di ricerca finora inimmaginabili.

Altri indizi

Un’ambientazione “non tradizionale” degli eventi biblici è suggerita anche da altri indizi oltre a quelli che abbiamo appena elencato. Tra questi, possiamo citare ad esempio gli anacronismi. Abramo, vissuto intorno al 2000 a.C. secondo la cronologia biblica, ha a che fare con i Filistei, nonostante questi siano apparsi in Medio Oriente solo secoli più tardi, insieme ad altri Popoli del Mare. Ma si tratta davvero di un anacronismo? Oppure le vicende di Abramo si svolsero nei luoghi dove risiedevano i Filistei prima della loro migrazione nel Mediterraneo (cioè in Nord Europa)?

Suggestive sono pure le convergenze linguistiche: alcuni nomi di luoghi e personaggi biblici, infatti, hanno un significato nelle lingue nordiche (germaniche od ugrofinniche). Per esempio, il deserto del Sur citato nell’Esodo si ritrova nel toponimo finlandese Suurkorpi, il cui significato potrebbe essere quello di “ampio deserto” (da suuri, “grande”, e korpi, “area desolata”). Le città filistee di Gaza e Gat (identificabili nelle località finlandesi di Hatts e Geta), invece, potrebbero indicare un porto: in antico germanico il termine gazza (affine all’inglese gate) significava infatti “strada”, “passaggio”; ciò è coerente con l’ipotesi che i Filistei fossero un popolo nordico. Ancora, il nome del profeta Ezechiele, famoso per le sue visioni, potrebbe essere riconducibile al termine finlandese etsikko, che indica l’incontro con esseri soprannaturali.

Altro dettaglio da tenere in considerazione è la mitologia comparata. Come già esposto qui, ad esempio, l’Eden biblico ha un parallelo nel Midgardr norreno, il che indica una probabile origine comune della tradizione biblica e della mitologia nordica (che sarebbe logico ricollegare ad un’antica patria iperborea, visto il gran numero di testimonianze che vi fanno riferimento).

Prove a favore del Medio Oriente

Vediamo adesso, brevemente, alcuni indizi che invece supportano l’ambientazione tradizionale delle vicende bibliche (in particolare dell’Esodo).

La stele di El Arish. Secondo alcuni studiosi, questo tabernacolo in pietra rinvenuto nel 1887 a El Arish, nella penisola del Sinai, descriverebbe l’Esodo biblico dalla prospettiva egiziana (qui un articolo sull’argomento). Uno dei punti di forza dell’ipotesi nordica è che dell’Esodo biblico (così come di altre vicende veterotestamentarie) non sarebbe rimasta alcuna traccia nei documenti egiziani del tempo; la stele di El Arish potrebbe però rimettere in discussione tale assunto.

I confini della terra promessa. Le frontiere della terra promessa (Nm 34, 3-12) sono coerenti con l’ambientazione mediorientale, ma non con quella nordica. Infatti, il brano afferma che il confine meridionale passava vicino alla regione di Edom, che invece, nello scenario ipotizzato da Cinzia Mele, si troverebbe a nord della terra promessa. Inoltre, il Mar Morto viene collocato in corrispondenza della frontiera orientale, mentre la terra di Canaan finlandese è bagnata a ovest (dal Golfo di Botnia) e a sud (dal Golfo di Finlandia), ma non a est.

Fauna e flora. Un’altra prova del fatto che l’Esodo biblico si svolse in Medio Oriente è che la Bibbia cita ripetutamente animali e piante tipici di quelle regioni, ma rari o assenti in Nord Europa. Nella lista degli animali “mondi” e “immondi” riportata nell’11° capitolo del Levitico figurano ad esempio l’irace, lo struzzo, l’ibis e il pellicano. Per quanto riguarda le piante, durante l’Esodo gli Israeliti si accamparono ad Elim, dove c’erano settanta palme (Es 15, 27); gli esploratori israeliti di ritorno dalla terra di Canaan portarono con sé un gigantesco grappolo d’uva, oltre a melagrane e fichi (Nm 13, 23). La terra promessa è descritta come un “paese di frumento, di orzo, di viti, di fichi e di melograni; paese di ulivi, di olio e di miele” (Dt 8, 8); tuttavia gli Israeliti nel deserto rimpiangono i cocomeri, i meloni, i porri, le cipolle e l’aglio che mangiavano in Egitto (Nm 11, 5). Non si può escludere, ovviamente, che certi termini siano il frutto di traduzioni arbitrarie (difatti su alcuni di essi vi sono opinioni discordanti da parte degli studiosi); sarebbe, tuttavia, quantomeno strano che tutti quanti lo fossero.

Ambiente e clima. Secondo l’ipotesi nordica, tutti i più noti eventi veterotestamentari si sarebbero svolti nelle regioni affacciate sul Mar Baltico, irrigate da numerosi fiumi e punteggiate di laghi (nella sola Finlandia se ne contano ben 188.000). Ma di quest’abbondanza di corsi e specchi d’acqua non c’è quasi traccia nell’Antico Testamento: le menzioni di navi e imbarcazioni sono scarsissime, e al di fuori del Giordano vengono nominati solo pochissimi altri fiumi. Per non parlare della mancanza d’acqua che ripetutamente affligge gli Israeliti nel deserto (Es 15, 22; 17, 1; Nm 20, 2; 21, 5)… Un’ipotetica ambientazione nordica cozza anche con le pochissime menzioni della neve, che pure non doveva essere rara a quelle latitudini. Da numerosi passi biblici traspare un clima piuttosto arido e scarsamente perturbato, ben diverso da quello freddo e piovoso tipico dei Paesi baltici.

Insomma, anche il Medio Oriente può vantare prove a suo favore. Dove sta la verità, quindi? Dove si svolsero realmente gli eventi descritti nell’Antico Testamento?

A mio parere, è ancora presto per dare una risposta definitiva. Quel che è certo è che il ruolo del Nord Europa nella storia antica è stato troppo, e troppo a lungo, trascurato, e che solo adesso, pian piano, sta emergendo in tutta la sua importanza. Per il momento, perciò, non possiamo far altro che continuare con mente aperta la ricerca.

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