Le Sette Trombe dell’Apocalisse

Gli angeli con le sette trombe, in una miniatura tratta dall’Apocalisse di Douce (XIII secolo).

Qualche tempo fa ci eravamo occupati dei quattro cavalieri dell’Apocalisse, mostrando come tali figure sembrino rappresentare eventi contemporanei. In particolare il primo cavaliere, con arco e corona, simboleggerebbe la “pandemia da coronavirus” (non sono mancate conferme eccellenti di questa ipotesi), mentre il secondo, munito di spada, rappresenterebbe l’attuale guerra (non solo quella visibile recentemente scoppiata in Ucraina, ma anche quella invisibile, cioè la discordia ormai diffusa in maniera sempre più capillare nella società). Il terzo (carestia) e il quarto (morte/sterminio) sarebbero destinati a entrare in scena nel futuro prossimo.

Stavolta ci addentreremo più in profondità nel testo dell’Apocalisse: i quattro cavalieri, infatti, sono solo le prime sciagure che colpiranno l’Umanità; a essi seguiranno le sette trombe, che saranno molto più rovinose. Come la scorsa volta, cercheremo di evidenziare eventuali analogie tra le descrizioni dell’apostolo e gli eventi contemporanei (compresi quelli “previsti” per i prossimi anni); sempre ricordando, ovviamente, che il futuro non è prestabilito, e che quindi, a seconda delle nostre azioni, le cose potrebbero prendere una piega diversa e magari più favorevole.

Schema generale dell’Apocalisse

Per cominciare, ricapitoliamo brevemente la sequenza di eventi che caratterizzeranno gli Ultimi Tempi, così come riportata nell’Apocalisse. Questi eventi sono articolati in tre settenari: il primo è quello dei sigilli, il secondo quello delle trombe, il terzo quello delle coppe. La gravità e la portata degli eventi è via via maggiore: infatti, pur con alcune eccezioni, i sigilli interessano circa un quarto della Terra, le trombe un terzo, le coppe tutta quanta.

Le tre serie sono fra loro concatenate: infatti, l’evento che segue l’apertura del settimo sigillo consiste nel settenario delle trombe, e il settimo squillo di tromba annuncia il settenario delle coppe. Volendo fare un paragone informatico, è come se avessimo una cartella “sigilli” al cui interno ci sono sette cartelle (“1° sigillo”, “2° sigillo”, ecc.); la settima contiene la cartella “trombe”, al cui interno vi sono altre sette cartelle (“1a tromba”, “2a tromba”, ecc.); l’ultima di esse contiene la cartella “coppe”, che a sua volta contiene le ultime sette cartelle (“1a coppa”, “2a coppa”, ecc.).

Schema dell’Apocalisse: nel settimo sigillo è compreso il settenario delle trombe, così come nella settima tromba è compreso quello delle coppe.

Le prime quattro trombe

Come abbiamo detto, il settenario delle trombe comincia dopo l’apertura del settimo sigillo:

Quando l’Agnello aprì il settimo sigillo, si fece silenzio in cielo per circa mezz’ora. Vidi che ai sette angeli ritti davanti a Dio furono date sette trombe… I sette angeli che avevano le sette trombe si accinsero a suonarle.

Ap 8, 1-2; 6

Parte quindi il primo angelo:

Appena il primo suonò la tromba, grandine e fuoco mescolati a sangue caddero sulla terra. Un terzo della terra fu arso, un terzo degli alberi andò bruciato e ogni erba verde si seccò.

Ap 8, 7

È piuttosto chiaro che al primo squillo di tromba seguirà la siccità. Meno chiaro, tuttavia, è cosa rappresenti quella miscela di grandine, fuoco e sangue che dovrebbe provocarla. Il pensiero corre subito alle famigerate scie chimiche, che però sono già realtà da parecchi anni, mentre l’evento descritto nell’Apocalisse non è ancora accaduto. A meno che nei prossimi anni non si decida di sdoganare la manipolazione climatica (magari col pretesto di combattere un fantomatico “riscaldamento globale”), portando ad un enorme aumento delle attività di geoingegneria e, di conseguenza, al disastro annunciato dal primo squillo di tromba.

Ma esistono “previsioni” moderne di un simile scenario? Ebbene sì: le celebri “Carte degli Illuminati”, infatti, ci avevano avvertito della possibilità concreta del controllo climatico, nonché della siccità.

Due “Carte degli Illuminati”, raffiguranti il controllo del clima e la siccità.

Proseguiamo la lettura…

Il secondo angelo suonò la tromba: come una gran montagna di fuoco fu scagliata nel mare. Un terzo del mare divenne sangue, un terzo delle creature che vivono nel mare morì e un terzo delle navi andò distrutto.

Ap 8, 8-9

Una montagna di fuoco nel mare: di cosa potrebbe trattarsi? Verrebbe da pensare ad un asteroide, ma a mio avviso c’è un’altra possibile spiegazione: una violenta eruzione vulcanica su un’isola, che porterebbe ad una gigantesca frana e ad un conseguente, disastroso tsunami. Che si tratti dello tsunami sulla costa atlantica degli Stati Uniti tante volte rappresentato nei film catastrofici? Ricordiamo che uno tsunami del genere potrebbe essere provocato artificialmente, ed uno dei modi potrebbe essere quello di far precipitare in mare una porzione dell’isola di La Palma: che sia proprio questa la “montagna di fuoco”?

A suggerirlo, oltre ad una scena di un episodio dei Simpson del 2003, è anche questo breve stralcio di un videogioco uscito nel 2009, che descrive in maniera incredibilmente precisa e dettagliata il modo in cui lo tsunami verrà provocato: facendo esplodere degli ordigni collocati in determinati punti dell’isola, le acque sotterranee evaporeranno istantaneamente, e la pressione causata dall’evaporazione causerà il crollo di una parte dell’isola nell’oceano, generando un enorme tsunami che investirà in particolare la costa orientale degli Stati Uniti. Il riferimento dell’Apocalisse alla distruzione di un terzo delle navi potrebbe alludere ai numerosi e importanti porti dislocati sulle coste atlantiche americane ed europee, che sarebbero spazzati via dallo tsunami.

Proseguiamo con la terza tromba.

Il terzo angelo suonò la tromba e cadde dal cielo una grande stella, ardente come una torcia, e colpì un terzo dei fiumi e le sorgenti delle acque. La stella si chiama Assenzio; un terzo delle acque si mutò in assenzio e molti uomini morirono per quelle acque, perché erano divenute amare.

Ap 8, 10-11
La terza tromba in una miniatura tratta dall’Apocalisse di Douce.

Anche qui, il riferimento sembra essere ad un asteroide; tuttavia, anche stavolta la spiegazione potrebbe essere un’altra: infatti, per quale motivo un corpo celeste dovrebbe colpire proprio i fiumi e le sorgenti? Qui il testo sembra alludere, piuttosto, ad una massiccia contaminazione delle acque da parte di qualche sostanza nociva. Alcuni hanno notato che il nome della città ucraina di Chernobyl, tristemente nota per l’incidente nucleare del 1986, significa proprio “assenzio”, e hanno pertanto associato l’incidente alla terza tromba dell’Apocalisse. Indubbiamente si tratta di un parallelo suggestivo, anche se potrebbe trattarsi benissimo di una curiosa coincidenza. O forse, di un “avvertimento” per un analogo evento futuro…

Passiamo ora alla quarta tromba, con cui si chiude la prima parte del settenario.

Il quarto angelo suonò la tromba e un terzo del sole, un terzo della luna e un terzo degli astri fu colpito e si oscurò: il giorno perse un terzo della sua luce e la notte ugualmente.

Ap 8, 12

Il Sole, la Luna e le stelle perdono parte della loro luce. Come se venisse steso un “velo” che scherma le radiazioni luminose. Purtroppo, un simile scenario è tutt’altro che fantascientifico: sono anni che gli scienziati stanno studiando il modo di bloccare i raggi solari, sempre col pretesto di contrastare il famigerato riscaldamento globale. Lo scorso anno destò particolare scalpore un progetto, ideato da alcuni ricercatori di Harvard e finanziato nientemeno che da Bill Gates, che prevedeva l’immissione di una nuvola di carbonato di calcio nell’atmosfera, per studiarne l’effetto sui raggi solari diretti verso la Terra. La tecnologia necessaria per lo studio avrebbe dovuto essere testata in Svezia nel giugno del 2021; fortunatamente però, in seguito alle proteste dei gruppi ambientalisti locali, il progetto non è andato in porto.

L’oscuramento del Sole è stato “previsto” – tanto per cambiare – anche dai Simpson, già nel lontano 1995 (qui e qui un paio di scene tratte dall’episodio, il venticinquesimo della sesta stagione). E comunque, come abbiamo accennato, esiste un nutrito filone di ricerca sul tema: alcuni metodi proposti per schermare l’irraggiamento solare sono mostrati nell’infografica qua sotto.

Metodi di geoingegneria proposti per ridurre l’irraggiamento solare e l’anidride carbonica nell’atmosfera. Da qui.

Insomma, ormai dovrebbe essere chiaro che qui non ci troviamo al cospetto di “castighi divini”; si tratta, al contrario, di eventi completamente artificiali, pianificati da menti tanto sopraffine quanto diaboliche… e che si realizzeranno solo se noi lo permetteremo.

Nel frattempo, sperando che l’Umanità faccia in tempo a cambiare percorso, cerchiamo di scoprire cosa annunceranno gli ultimi tre squilli di tromba.

L’aquila dei tre guai e le ultime tre trombe

Siamo alla fine dell’ottavo capitolo dell’Apocalisse e le prime quattro trombe sono già passate. Eppure, il peggio deve ancora arrivare:

Vidi poi e udii un’aquila che volava nell’alto del cielo e gridava a gran voce: “Guai, guai, guai agli abitanti della terra al suono degli ultimi squilli di tromba che gli angeli stanno per suonare!”.

Ap 8, 13

Dunque gli ultimi tre squilli di tromba si preannunciano ancora più temibili dei precedenti. Il capitolo 9 comincia col primo di essi:

Il quinto angelo suonò la tromba e vidi un astro caduto dal cielo sulla terra. Gli fu data la chiave del pozzo dell’Abisso; egli aprì il pozzo dell’Abisso e salì dal pozzo un fumo come il fumo di una grande fornace, che oscurò il sole e l’atmosfera. Dal fumo uscirono cavallette che si sparsero sulla terra e fu dato loro un potere pari a quello degli scorpioni della terra. E fu detto loro di non danneggiare né erba né arbusti né alberi, ma soltanto gli uomini che non avessero il sigillo di Dio sulla fronte. Però non fu concesso loro di ucciderli, ma di tormentarli per cinque mesi, e il tormento è come il tormento dello scorpione quando punge un uomo. In quei giorni gli uomini cercheranno la morte, ma non la troveranno; brameranno morire, ma la morte li fuggirà.

Ap 9, 1-6

Si ripresenta, ancora una volta, l’immagine di un astro caduto sulla terra, ma anche in questo caso è improbabile che si parli di un meteorite: un astro che “apre il pozzo dell’Abisso” è chiaramente un simbolo che indica qualcos’altro… o qualcun altro. Curiosamente, infatti, è proprio in questi termini che Gesù parla a Maria Valtorta dell’Anticristo:

“Sarà persona molto in alto, in alto come un astro. Non un astro umano che brilli in un cielo umano. Ma un astro di una sfera soprannaturale, il quale, cedendo alla lusinga del Nemico, conoscerà la superbia dopo l’umiltà, l’ateismo dopo la fede, la lussuria dopo la castità, la fame dell’oro dopo l’evangelica povertà, la sete degli onori dopo il nascondimento. […] A premio della sua abiura, che scrollerà i Cieli sotto un brivido di orrore e farà tremare le colonne della mia Chiesa nello sgomento che susciterà il suo precipitare, otterrà l’aiuto completo di Satana, il quale darà ad esso le chiavi del pozzo dell’abisso perché lo apra. Ma lo spalanchi del tutto perché ne escano gli strumenti di orrore che nei millenni Satana ha fabbricato per portare gli uomini alla totale disperazione […]” (messaggio del 20 agosto 1943).

La quinta tromba preannuncia quindi l’avvento dell’Anticristo? Difficile dirlo: fra l’altro, la parola “anticristo” non figura mai nell’Apocalisse, che parla invece di due “bestie”, una proveniente dal mare (definita semplicemente “la bestia”), l’altra dalla terra (chiamata anche “il falso profeta”). Inoltre, a questa ipotesi si potrebbe obiettare che ci troviamo ancora nel capitolo 9 del libro, mentre le due bestie verranno introdotte soltanto nel capitolo 13. Tuttavia, la prima bestia è già menzionata nel capitolo 11; ciò significa che l’esposizione non segue sempre un ordine cronologico, e che quindi il regno della bestia (della durata di 42 mesi, cioè tre anni e mezzo: Ap 13, 5) potrebbe coincidere temporalmente con le ultime tre trombe.

Ancora più difficile è l’interpretazione delle cavallette fuoriuscite dal “pozzo dell’Abisso”, la cui descrizione (simile a quella di Gioele, 1, 6 e 2, 4-5) ha dell’orrifico:

Queste cavallette avevano l’aspetto di cavalli pronti per la guerra. Sulla testa avevano corone che sembravano d’oro e il loro aspetto era come quello degli uomini. Avevano capelli, come capelli di donne, ma i loro denti erano come quelli dei leoni. Avevano il ventre simile a corazze di ferro e il rombo delle loro ali come rombo di carri trainati da molti cavalli lanciati all’assalto. Avevano code come gli scorpioni, e aculei. Nelle loro code il potere di far soffrire gli uomini per cinque mesi. Il loro re era l’angelo dell’Abisso, che in ebraico si chiama Perdizione, in greco Sterminatore.

Ap 9, 7-11
Le cavallette demoniache in una pagina dell’Apocalisse di San Severo (XI secolo).

Il riferimento ad un “ventre simile a corazze di ferro”, così come al rombo delle ali di queste mostruose cavallette, potrebbe far pensare a qualche tipo di mezzo tecnologico (droni? Elicotteri?). Ma anche qui, il vero significato è probabilmente ben più ampio: riprendendo il messaggio della Valtorta citato poc’anzi, le cavallette rappresenterebbero “gli strumenti di orrore che nei millenni Satana ha fabbricato per portare gli uomini alla totale disperazione”, che di certo non sono pochi; chiaramente, anche certe tecnologie potrebbero rientrarvi a pieno titolo…

Dopo aver descritto le cavallette diaboliche, l’autore ci avverte che il primo “guai” è passato (Ap 9, 12), anche se questa potrebbe essere una glossa aggiunta successivamente. Subito dopo, risuona il sesto squillo di tromba:

Il sesto angelo suonò la tromba. […] Furono sciolti i quattro angeli pronti per l’ora, il giorno, il mese, e l’anno per sterminare un terzo dell’umanità. Il numero delle truppe di cavalleria era duecento milioni; ne intesi il numero. Così mi apparvero i cavalli e i cavalieri: questi avevano corazze di fuoco, di giacinto, di zolfo. Le teste dei cavalli erano come le teste dei leoni e dalla loro bocca usciva fuoco, fumo e zolfo. Da questo triplice flagello, dal fuoco, dal fumo e dallo zolfo che usciva dalla loro bocca, fu ucciso un terzo dell’umanità. La potenza dei cavalli infatti sta nella loro bocca e nelle loro code; le loro code sono simili a serpenti, hanno teste e con esse nuocciono.

Ap 9, 13; 15-19

Ci troviamo, per la seconda volta nell’Apocalisse, al cospetto di “cavalieri sterminatori”, ancora più terribili e brutali dei primi quattro. Il loro numero è immenso: 200 milioni è una cifra che appare iperbolica ancor oggi, ma che a maggior ragione doveva esserlo 2000 anni fa, quando la popolazione globale era assai minore. Il compito dei cavalieri è sterminare un terzo dell’Umanità con l’ausilio dei loro feroci destrieri, dalla cui bocca esce fuoco, fumo e zolfo e le cui code sono simili a serpenti.

I “cavalieri sterminatori” in una miniatura tratta dall’Apocalisse in francese (circa 1370-1390). Da qui.

Come interpretare queste figure? Volendo fare un’interpretazione materialistica, potremmo associare i cavalli sputafuoco ai moderni carri armati o a vari tipi di strumenti bellici. In effetti il brano farebbe pensare proprio ad un grande conflitto mondiale; ricordiamo però che i cavalieri sono guidati da quattro angeli, il che significa che la guerra in questione (che in realtà assomiglia di più ad uno sterminio) potrebbe essere non solo materiale, ma anche spirituale. Come nel caso delle cavallette, non è chiaro se l’evento in questione avverrà dopo che la bestia sarà stata intronizzata oppure prima; a mio avviso, entrambe le ipotesi potrebbero essere valide.

Arriviamo, infine, al settimo ed ultimo squillo di tromba:

Il settimo angelo suonò la tromba e nel cielo echeggiarono voci potenti che dicevano: “Il regno del mondo appartiene al Signore nostro e al suo Cristo: egli regnerà nei secoli dei secoli”. Allora i ventiquattro vegliardi […] adorarono Dio dicendo: “[…] Le genti fremettero, ma è giunta l’ora della tua ira, il tempo di giudicare i morti, di dare la ricompensa ai tuoi servi, ai profeti e ai santi e a quanti temono il tuo nome, piccoli e grandi, e di annientare coloro che distruggono la terra”. Allora si aprì il santuario di Dio nel cielo e apparve nel santuario l’arca dell’alleanza. Ne seguirono folgori, voci, scoppi di tuono, terremoto e una tempesta di grandine.

Ap 11, 15-16; 18-19

Come accaduto con il settimo sigillo (Ap 8, 1), il settimo squillo di tromba sembra all’inizio piuttosto “tranquillo”, ma in realtà è solo la quiete prima della tempesta finale, ovvero il settenario delle coppe. L’Umanità sopravvissuta ai flagelli precedenti non si è convertita (Ap 9, 20-21), e ciò rende necessaria una dolorosa purificazione globale:

Poi vidi nel cielo un altro segno grande e meraviglioso: sette angeli che avevano sette flagelli; gli ultimi, poiché con essi si deve compiere l’ira di Dio.

Ap 15, 1

Ma questo sarà argomento, semmai, di un prossimo articolo.

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