Il Mistero degli Uomini Pesce

Sigillo babilonese raffigurante alcuni “uomini pesce” (circa VII secolo a.C.).

La mitologia è piena di creature “ibride”: basti pensare ai centauri, in parte umani e in parte equini, o agli dèi egizi con il corpo umano e la testa di falco, sciacallo e così via. Ma c’è anche un’altra singolare figura, quella dell’uomo pesce. Stando a ciò che ci narrano i miti, gli uomini pesce avrebbero svolto un’importante funzione civilizzatrice, per poi tornare nel luogo da dove erano venuti, ossia nelle profondità marine.

Ma chi erano questi personaggi? Sono realmente esistiti? Cercheremo di scoprirlo ripercorrendo i racconti mitologici, esaminando alcuni “avvistamenti” moderni di questi esseri e cercando infine di fornire una possibile spiegazione scientifica.

Oannes e i suoi colleghi

Oannes è l’Uomo Pesce per eccellenza: nella mitologia sumero-babilonese, è colui che ha trasmesso agli uomini la civiltà. Le sue gesta sono narrate nella Storia di Babilonia di Berosso, sacerdote e astronomo caldeo vissuto tra il IV e il III secolo a.C. L’opera originale è andata perduta, ma alcuni frammenti ci sono pervenuti tramite citazioni di altri autori. Leggiamo dunque cosa dice Berosso a proposito di questo strano essere.

Oannes emerse dal Mare Eritreo (il Golfo Persico) in un luogo vicino a Babilonia, nel “primo anno” (probabilmente del primo sovrano antidiluviano): “Il suo intero corpo era quello di un pesce, ma una testa d’uomo era cresciuta sotto a quella di pesce e piedi simili a quelli umani sotto la coda di pesce. Aveva anche una voce come quella umana. […] Passava i giorni con gli uomini, ma non prendeva cibo. Diede agli uomini la conoscenza delle lettere, delle scienze e delle arti di tutti i tipi. Insegnò loro anche a fondare città, costruire templi, introdurre leggi e misurare la terra. Rivelò anche come seminare e raccogliere i frutti, e in generale diede all’uomo tutto ciò che concerne la vita civilizzata”.

Ma Oannes non fu l’unico uomo pesce a visitare le popolazioni della Mezzaluna fertile: oltre a lui, Berosso ne menziona altri sei (Annedoto, Euedoco, Eneugamo, Eneubolo, Anemento e Odakon), che avrebbero affiancato altri sovrani antidiluviani. Dato che, secondo Berosso, il periodo antidiluviano si protrasse per ben 432.000 anni, è probabile che il periodico ritorno degli uomini pesce servisse a “rinfrescare la memoria” alla popolazione (forse in seguito a catastrofi naturali, che sicuramente non saranno mancate in un lasso di tempo così lungo).

Statuette assire risalenti all’800-600 a.C. raffiguranti gli “apkallu” (sapienti), sotto forma di uomini pesce. Da qui.

La figura dell’uomo pesce si ritrova anche in molte altre mitologie: i Filistei, per esempio, adoravano il dio Dagon, rappresentato come un uomo con la parte inferiore del corpo come quella di un pesce. I Dogon del Mali venerano i Nommo, spiriti dalle sembianze di pesci. Nella mitologia indiana il primo avatar di Vishnu, Matsya, è raffigurato come un pesce o come in parte uomo e in parte pesce. Gli Aztechi affermavano che prima dell’età attuale se ne erano susseguite altre quattro; al termine della quarta, gli uomini erano stati spazzati via da un’inondazione e si erano trasformati in pesci. E potremmo andare avanti a lungo…

Anche nelle Stanze di Dzyan si parla degli uomini pesce: “[la Terra] generò dal proprio seno. Ella diede vita agli Uomini Acquatici, terribili e cattivi. Gli Uomini Acquatici, terribili e cattivi, furono creati con i resti degli altri [esseri viventi]” (Antropogenesi, II, 1-2). In seguito questi esseri furono distrutti insieme ad altre creature mostruose (peraltro menzionate anche da Berosso): “Le fiamme vennero. I Fuochi con le Scintille. I Fuochi Notturni ed i Fuochi Diurni. Essi disseccarono le acque torbide e scure. Con il loro calore le estinsero. I Lhas dall’alto, i Lhamayin dal basso, vennero. Sgozzarono le forme che erano a doppia e quadrupla faccia. Combatterono gli Uomini-Capra, gli Uomini dalla testa di cane, e quelli con il corpo di pesce” (Antropogenesi, II, 4).

Non mancano raffigurazioni di creature a metà strada fra l’uomo e il pesce in alcune pietre di Ica, già ampiamente discusse in articoli precedenti.

Alcune pietre di Ica che raffigurano uomini pesce. Da qui.

Insomma, le menzioni degli uomini pesce sono decisamente troppe per essere ignorate; tanto più se, come vedremo fra un attimo, non si limitano alla mitologia…

Uomini pesce e pesci umanizzati

Degli uomini pesce non parlano soltanto le fonti antiche: esseri simili sono stati avvistati anche in tempi recenti. Questa pagina raccoglie alcune testimonianze in merito; anche se non è possibile verificarne l’autenticità, vale la pena a mio avviso farne un accenno.

Una di queste testimonianze riguarda un fatto accaduto nel 1969 sull’isola di Antigua, nei Caraibi. A riportare l’accaduto è un soldato, che insieme ad alcuni amici si trovava in riva al mare per pescare. Dopo il tramonto, essi notarono sulla spiaggia, a qualche distanza, un gruppo di locali che aveva acceso un falò. Quello che sembrava un semplice ritrovo tra amici si rivelò però una vera e propria cerimonia religiosa: i locali infatti sacrificarono un pollo, versando il suo sangue in una coppa di legno. Successivamente il celebrante si diresse con la coppa verso il mare e… dall’acqua spuntò fuori un uomo pesce!

Secondo la descrizione fornita, la creatura era alta più di un metro e ottanta e aveva una fila di placche ossee lungo il dorso. La sua testa era affusolata e i piedi palmati. Uscito dall’acqua, l’uomo pesce si diresse verso il celebrante, prese la coppa, ne bevve il contenuto e gliela restituì. Quindi si voltò e ritornò in acqua, sparendo fra le onde.

Altri avvistamenti di “uomini acquatici” provengono dalla regione del Mar Caspio. Risale al 2005 una testimonianza, pubblicata su un quotidiano iraniano, riguardante una creatura simile a un pesce, ma provvista di braccia umane e capelli. Poco dopo la pubblicazione, moltissime persone scrissero al giornale affermando di aver avvistato un essere simile, il cosiddetto “uomo di mare”. Secondo i testimoni oculari, la creatura misurava circa 165 cm di lunghezza, aveva una corporatura robusta, capelli di colore nero/verde ed occhi grandi e rotondi. La bocca era piuttosto grande; la mascella superiore era sporgente, mentre il mento era assente. Aveva inoltre mani palmate.

Esiste anche un’altra categoria di “uomini pesce”: si tratta degli esseri umani nati con strane malformazioni, tali da farli assomigliare a degli “ibridi” tra l’uomo e il pesce. Malformazioni analoghe sono state osservate anche in alcuni pesci, che apparivano “umanizzati”. In questa pagina potete trovare numerosi esempi di questi “ibridi”; riportiamo anche qui alcune testimonianze a beneficio del lettore.

Il Daily Commonwealth di Topeka (Kansas) del 24 marzo 1886 riporta la notizia di un bambino di 3 anni affetto da gravi deformità: “Al posto delle braccia normalmente sviluppate c’era una pinna come quella di un pesce, e la stranezza del fatto è che una pinna posteriore era completamente sviluppata e naturale come in un animale acquatico. Le sue gambe erano completamente sviluppate fino all’articolazione della caviglia, dove invece dei piedi si espandevano in una pinna a forma di paletta, simile alla coda di un castoro”. Come riportato nel prosieguo dell’articolo, durante la gravidanza la madre del bambino, in occasione di un viaggio in nave, era stata spaventata da alcuni squali; questa, secondo i genitori, era l’unica cosa che poteva spiegare l’aspetto di loro figlio.

Nello Iowa County Democrat del 24 aprile 1891 leggiamo un resoconto su un bambino dalla pelle ricoperta da scaglie, come quella di un pesce: “Le scaglie sono di colore blu scuro e ricoprono il corpo in modo così completo che non è visibile la minima porzione di pelle che somiglia a un essere umano”. Anche in questo caso, la madre attribuiva le sembianze del figlio a un evento accaduto durante la gravidanza: mentre preparava dei pesci per cena, un luccio di colore blu, appena pescato dal marito ma ancora vivo, gli era schizzato via dalle mani, spaventandola. Poche settimane dopo era nato il bambino, già ricoperto di scaglie.

Diversi notiziari riportano la nascita, avvenuta nell’aprile del 1894 a Brenham (Texas), di un bambino dalle sembianze in parte umane e in parte pisciformi: “Il tronco e la testa sono simili a quelle di un pesce, anche per le branchie, e ci sono pinne al posto delle braccia, ma le gambe sono normali e ben formate”; “La parte superiore del suo corpo, inclusa la testa, era la perfetta riproduzione di un dentice rosso, mentre gli arti inferiori erano perfetti e normali”.

Vediamo anche un paio di esempi di pesci “umanizzati”.

Due fotografie di una carpa dal volto umano fotografata nel 2017 nel Notcutts Ashton Park, a Manchester. Qui l’articolo con le foto originali.
Pesce con quattro zampe e un volto umano, ritrovato nel 1896 in Texas. Qui l’articolo originale.

Una possibile spiegazione scientifica

Ed eccoci, finalmente, ad una possibile spiegazione scientifica. Ovviamente, potremmo “spiegare” tutto affermando che gli uomini pesce non sono mai esistiti: i racconti antichi e le testimonianze moderne sarebbero solo il frutto di fantasie o allucinazioni. Ma per “spiegazioni” di questo tipo esistono già gli organi di “informazione” ufficiale: qui tenteremo un approccio ben differente.

Apparentemente, esseri umani e pesci sono estremamente diversi fra loro: tassonomicamente parlando, appartengono a due classi diverse (rispettivamente mammiferi e – appunto – pesci); i primi sono creature terrestri, mentre i secondi non possono vivere fuori dall’acqua; e potremmo proseguire elencando le innumerevoli differenze anatomiche, fisiologiche, genetiche… Insomma, una “commistione” tra le due nature appare davvero impossibile.

Ma è davvero così? Davvero la distanza che ci separa dalle creature acquatiche è così enorme ed incolmabile?

Negli ultimi anni, il genetista Eugene McCarthy ha messo in discussione l’idea che le barriere tra specie siano invalicabili. Nel suo sito web (da cui abbiamo tratto le notizie citate poc’anzi) egli elenca un grandissimo numero di testimonianze, fotografie e filmati che suggeriscono la possibilità di incroci tra specie anche lontanissime fra loro (per esempio tra cani e mucche, tra gatti e polli, o – appunto – tra uomini e pesci). Egli stesso, chiaramente, riconosce che solo un’analisi genetica potrebbe dimostrare che una creatura apparentemente “ibrida” è effettivamente il frutto di un incrocio; tuttavia, riportare anche i casi dubbi esclude eventuali bias dovuti a pregiudizi.

Dunque gli uomini pesce potrebbero essere il frutto di un’antichissima ibridazione? Nonostante le ipotesi di McCarthy siano suggestive, a mio avviso la loro origine potrebbe essere un’altra. Ripensiamo al mito azteco secondo cui, in seguito a una grande inondazione (il Diluvio Universale?) gli uomini si trasformarono in pesci. Potremmo ipotizzare che, per salvarsi dalla catastrofe, alcuni uomini decisero di modificare la loro anatomia e la loro fisiologia in modo da risultare idonei ad un ambiente acquatico.

Questa ipotesi, ovviamente, non è meno ardita di quella dell’ibridazione: dovremmo spiegare, infatti, come sarebbe stato possibile modificare in modo così estremo l’organismo umano. Mi rendo conto che è impossibile fornire una spiegazione esauriente; tuttavia, a mio avviso la chiave dell’enigma risiede nella apparente capacità del feto umano di modificare il proprio aspetto in seguito a stimoli ricevuti dalla madre durante la gravidanza. Si tratta di un fenomeno ben noto (anche senza citare casi estremi, chi non ha mai sentito parlare delle “voglie”?), ma ancora scarsamente compreso dalla biologia.

E se gli antichi, al contrario di noi, l’avessero compreso e sfruttato a proprio vantaggio? Ricordiamoci (anche se è superfluo ricordarlo ai lettori di questo blog) che in passato sono esistite civiltà avanzate come e più della nostra: quella che produsse le pietre di Ica, per esempio, era molto progredita nel campo della medicina, al punto da eseguire operazioni chirurgiche ancora oggi impossibili (una su tutte, il trapianto di cervello, peraltro riuscendo ad evitare il fenomeno del rigetto). Una civiltà che avesse desiderato produrre una stirpe di “uomini acquatici” avrebbe potuto farlo modificando opportunamente, tramite mezzi a noi sconosciuti, l’aspetto dei nascituri (o perfino degli adulti, che però sarebbero stati sicuramente meno “plastici”).

So già che a molti una spiegazione di questo tipo non sembrerà “scientifica”; semmai fantascientifica. Ma la verità è che moltissimi eventi sono rimasti fino ad oggi “inspiegabili” proprio a causa dei nostri pregiudizi, primo fra tutti quello che i miti siano solo racconti di fantasia. Per fortuna, sotto la grandine delle evidenze, i pregiudizi sui miti stanno cominciando a scricchiolare; ne rimangono però ancora molti sulla nostra biologia, che dovremo smantellare in modo che la verità sulle nostre origini venga finalmente allo scoperto.

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