La Genesi Secondo Don Guido Bortoluzzi

Don Guido Bortoluzzi. Da qui.

Non vi è dubbio che gli eventi narrati nei primi capitoli della Genesi (in particolare la Creazione e il “peccato originale”) rappresentino un vero rompicapo. Anche se, a dire il vero, non è sempre stato così: fino a non molto tempo fa, questi capitoli venivano interpretati alla lettera, sia dai laici che dagli ecclesiastici, senza cercare di risolvere eventuali incongruenze con le scoperte scientifiche che andavano accumulandosi. In seguito, con la diffusione dell’evoluzionismo, questa linea interpretativa è entrata in crisi ed oggi gode di pochissimi seguaci.

Bisogna ammettere che oggi il creazionismo fondamentalista (basato appunto sull’interpretazione letterale della Bibbia) non è più sostenibile. Tuttavia, anche la teoria dell’evoluzione poggia su basi alquanto traballanti… Come possiamo quindi essere sicuri che la Genesi racconti soltanto storielle senza fondamento? E se invece non avesse poi tutti i torti sulle origini della vita e dell’uomo?

E qui viene in nostro aiuto la figura di don Guido Bortoluzzi, sacerdote bellunese nato nel 1907 e scomparso nel 1991. Egli ebbe il dono di ricevere straordinarie rivelazioni sugli eventi descritti nella Genesi, sotto forma sia di locuzioni interiori, sia di visioni e “sogni profetici”. In estrema sintesi, secondo tali rivelazioni l’Uomo fu creato da Dio perfetto: il peccato originale consistette nell’ibridazione della specie umana, che dette vita alla stirpe dei “figli degli uomini”, contrapposti ai “Figli di Dio” geneticamente puri. Noi uomini di oggi siamo tutti quanti ibridi, ma grazie alla Redenzione operata da Gesù Cristo abbiamo recuperato la dignità di “Figli di Dio”.

A tutt’oggi, la Chiesa non si è pronunciata sulle rivelazioni di don Guido Bortoluzzi, nonostante esse siano in grado di far luce sui punti più oscuri del testo biblico, mantenendosi al contempo, come avremo modo di vedere, coerenti con la dottrina cattolica. Gli scritti del sacerdote sono confluiti in un libro, Genesi Biblica, che potete acquistare o scaricare da qui: in questo articolo cercheremo di riassumerne i contenuti, data la loro straordinaria importanza e l’attinenza con le tematiche care a questo blog.

Il segno di Caino e il peccato originale

Don Guido ricevette la prima rivelazione, sotto forma di locuzione interiore, intorno al 1968. Quel giorno, egli si stava interrogando sulla natura del “segno di Caino” di cui si parla in Gen 4, 15. Ad un certo punto, mentre fra sé passava in rassegna varie possibilità (un marchio sulla fronte? Un anello al naso? Eccetera), udì una voce che gli disse: “Fermati lì. Non si vede, si sente”. Si sente? Don Guido ci rifletté un po’, finché la stessa voce non gli rivelò chiaramente di cosa si trattava: la parola.

La parola? Ma com’era possibile che la parola, una caratteristica insita in ogni essere umano, fosse per Caino un tratto distintivo? Era chiaro, concluse don Guido, che esteriormente Caino non assomigliava a un uomo, bensì a un ominide: “L’ipotesi dell’ibridazione della specie umana con quella subumana, espressa da alcuni studiosi già nel ‘700, era dunque ben indovinata”.

In una rivelazione successiva, del 1970, sotto forma stavolta di sogno profetico, don Guido assistette nientemeno che al… peccato originale! Vide così che esso fu compiuto dal solo Adamo, e non dalla Prima Donna, che all’epoca era una bambina; ciò è coerente con quanto affermato a più riprese da San Paolo nella Lettera ai Romani (5, 12 sgg.). Fu Adamo, infatti, ad accoppiarsi con una femmina ominide (“Eva”) generando appunto Caino, il primo ibrido. Sull’identità di Eva ritorneremo più avanti; per ora, ci limitiamo a far notare che secondo la tradizione ebraica le compagne di Adamo furono due: Eva e Lilith. Con quest’ultima, Adamo avrebbe generato dei “demoni” (gli ibridi?).

In occasione di altri sogni profetici, don Guido assisté alle scene narrate nel quarto capitolo della Genesi: comprese così che Abele era il figlio geneticamente puro generato da Adamo con la Prima Donna, ucciso quand’era ancora bambino dal fratellastro Caino. Don Guido vide anche che Adamo non si pentì affatto del proprio peccato, ma anzi si ribellò a Dio, “colpevole” di non aver impedito la morte di Abele.

Secondo il Catechismo della Chiesa Cattolica, il peccato originale si sarebbe trasmesso da Adamo al resto dell’Umanità “per propagazione” (n. 404). “Ma com’è possibile ereditare una colpa?” – si chiedeva don Guido – “Si possono ereditare solo le conseguenze di una colpa”. Ma se la colpa in questione fosse stata un’ibridazione della specie, ecco che tutto torna: tutti noi ne scontiamo le conseguenze pur non essendo colpevoli.

Don Guido riteneva che gli ominidi preistorici fossero il prodotto non dell’evoluzione umana, bensì della ri-evoluzione dell’uomo ibrido. Secondo lui, il Diluvio Universale avrebbe contribuito a fare piazza pulita degli individui irrecuperabili: sarebbero rimasti solo Noè, Figlio di Dio geneticamente puro, e sua moglie ibrida, da cui discenderebbero tutti gli uomini attuali. Per quanto ibridi, tutti noi oggi possiamo ambire alla stessa dignità dei Figli di Dio grazie alla Redenzione operata da Gesù Cristo, che ci ha “comprati a caro prezzo” (1Cor 6, 20; 7, 23).

La creazione dell’Uomo e della Donna

Esattamente cinquant’anni fa, nella notte del 15 agosto 1972, don Guido ricevette la cosiddetta “Grande Rivelazione”, la più importante e ricca di contenuti. A differenza delle altre, questa rivelazione avvenne sotto forma di visione: don Guido vedeva le immagini come proiettate su uno schermo televisivo. In questa occasione, gli vennero mostrate la creazione dell’Universo e del Pianeta Terra, la nascita della Prima Donna e diverse scene di “vita quotidiana” del Primo Uomo, che quando nacque la Prima Donna aveva circa 15 anni.

Già, ma come nacquero i due capostipiti dell’Umanità? No, non vennero creati già adulti: vennero alla luce proprio come tutti noi (quindi avevano anche loro l’ombelico!). Attraverso le visioni e le spiegazioni divine, don Guido comprese che “Eva” era la madre (o meglio, l’incubatrice) di entrambi: la prima volta, Dio aveva creato ex nihilo un gamete maschile ed uno femminile e li aveva “impiantati” nell’utero di Eva; unendosi, i gameti avevano dato origine al Primo Uomo, poi partorito e allattato da Eva. Quando Adamo crebbe, si accoppiò “nel sonno” (Gen 2, 21) con la stessa Eva: questa volta, Dio creò solo il gamete femminile, poiché quello maschile fu fornito dal Primo Uomo. Nacque così la Prima Donna, figlia e – una volta cresciuta – compagna di Adamo.

Schema della creazione dell’Uomo secondo le rivelazioni di don Guido.

Don Guido capì anche che i due alberi del Giardino dell’Eden, l’albero della vita e l’albero della conoscenza del bene e del male, erano rispettivamente la Prima Donna ed Eva. Il termine “albero”, infatti, indicava i diversi DNA e, per esteso, le diverse discendenze possibili (gli alberi genealogici, appunto). La Prima Donna era l’albero della vita, poiché unendosi a lei Adamo avrebbe generato figli geneticamente puri, mantenendo la discendenza perfetta. Eva era l’albero della conoscenza del bene, ma anche del male: infatti, Adamo doveva “conoscerla” (cioè unirsi a lei) solo “nel bene”, cioè nei tempi e modi previsti da Dio per generare la Donna. Quando però la “conobbe” una seconda volta, lo fece “nel male”, cioè per superbia, cercando d’imitare Dio; senonché, mancando questa volta l’intervento divino, fu prodotta una discendenza ibrida.

Eva potrebbe essere definita “l’anello mancante”: essa infatti era un individuo con caratteristiche intermedie fra l’Uomo e la specie ad esso più prossima, quella degli ancestri (così denominati dal Signore). Gli ancestri assomigliavano a delle scimmie antropomorfe ed erano in grado di mantenere la statura eretta; i maschi erano alti circa 110 cm, le femmine poco meno. Avevano gambe corte (circa un terzo della statura), ma braccia molto lunghe, con mani e dita lunghe e ossute. Erano ricoperti di pelo nero, ma avevano anche dei capelli, anch’essi neri e lisci, che ricoprivano la fronte e il collo. Non avevano né naso né mento; la bocca era aperta fino alle radici delle mascelle. Avevano grandi orecchi, simili a quelli di un cane, che nei maschi erano dritti sopra la testa, mentre nelle femmine sporgevano in orizzontale. L’aspetto di Caino era praticamente identico a quello di un ancestre maschio.

Eva, pur avendo diverse caratteristiche “ancestrali”, era più simile ad un essere umano: aveva la pelle chiara e priva di pelo, capelli castani, fianchi più larghi e un seno più sviluppato. Era in grado di generare sia dagli ancestri maschi, sia – ahimè – dall’uomo: probabilmente, infatti, fu proprio con Eva che Caino riuscì a generare dei figli, propagando in tal modo la stirpe dei “figli degli uomini”.

La “creazione mediata”

Sulla base delle rivelazioni ricevute, don Guido capì che la creazione degli animali si era svolta in modo analogo a quella dell’Uomo, seppur con alcune differenze. Egli chiamò questo processo “creazione mediata”, il cui principio fondamentale è questo: Dio, per creare qualcosa, si serve di ciò che ha creato in precedenza.

Secondo don Guido, il capostipite di ogni specie animale era una femmina. Dio avrebbe creato i due gameti che, unendosi nell’utero di una femmina appartenente a un’altra specie affine (già creata, appunto), avrebbero dato origine alla femmina capostipite. Quest’ultima, una volta cresciuta e giunta a maturità, avrebbe ospitato nell’utero un gamete maschile creato ex nihilo, che unendosi ad uno dei suoi avrebbe generato il maschio capostipite. A questo punto, la prima coppia era pronta: una volta divenuto adulto, il maschio si sarebbe accoppiato con la madre/compagna, dando avvio alla moltiplicazione della specie.

Schema della creazione di una qualsiasi specie animale secondo don Guido.

Dunque adesso potremmo dare finalmente una risposta all’annosa questione “è nato prima l’uovo o la gallina?”. È nato prima l’uovo! La prima gallina nacque infatti da un uovo deposto da una femmina di un’altra specie… Chiaramente, questa teoria – se così si può definire – non è in contrasto con quella della selezione naturale. Una volta creata, infatti, una specie può andare incontro a numerosi cambiamenti per adattarsi ai mutamenti dell’ambiente circostante. Tuttavia, tali cambiamenti hanno pur sempre dei limiti, e solitamente risultano in una maggiore specializzazione piuttosto che in una “evoluzione” vera e propria.

Un processo creativo identico a quello appena descritto si sarebbe verificato nel caso di Maria Santissima, “Immacolata Concezione” proprio perché nata da due gameti creati dal nulla, privi di geni ancestrali, e dunque esente (come Gesù, generato da un suo gamete puro e da un altro creato ex nihilo) dalle conseguenze genetiche del peccato originale!

Le caratteristiche del Primo Uomo

Finora non abbiamo affrontato l’argomento delle caratteristiche (sia fisiche che psico-spirituali) dell’Uomo originario, che don Guido ebbe modo di osservare e dedurre nel corso delle sue visioni.

Innanzitutto, che aspetto aveva Adamo? A quale “razza umana”, tra quelle che noi conosciamo, potremmo ascriverlo? La risposta a quest’ultima domanda è: a nessuna. Le razze umane si formarono soltanto dopo il peccato originale; l’Uomo originario era umano e basta. Nondimeno, dalle descrizioni di don Guido si possono ravvisare notevoli somiglianze sia con la razza bianca, sia con quella rossa.

Adamo aveva la pelle “lucida e arrossata, come fosse stato scottato di recente dal sole”. I suoi capelli, lunghi fino alle spalle, erano “nerissimi, lucidi e lisci”. Anche gli occhi erano scuri. Aveva una corta barba che “gli incorniciava il viso lasciando quasi libere le gote”; il resto del corpo era privo di peli. Aveva proporzioni perfette; le gambe rappresentavano metà della sua statura, che da adulto era imponente (circa 2 metri e 50).

Le caratteristiche fisiche di Adamo ricordano molto da vicino quelle dei primi uomini descritti nella mitologia degli Zulu (i cui riferimenti a una Terra senza Luna suggeriscono una grandissima antichità dei loro miti). Secondo il racconto dello sciamano Credo Mutwa, “I primi uomini a camminare sulla terra erano tutti dello stesso tipo. Erano esattamente uguali, ed erano tutti della stessa altezza, e il loro colore era rosso come le pianure dell’Africa. A quei tempi non c’erano uomini dalla pelle nera o bruna… I primi uomini non avevano alcun pelo sui loro corpi… La scissione di tutta l’umanità in razze… è il risultato di un grande incidente accaduto a causa della peccaminosità di questi primi uomini”.

Don Guido intuì che l’Uomo originario doveva avere una grande intelligenza: già da ragazzino, infatti, Adamo era stato in grado di costruirsi un’abitazione, nonché altri manufatti ingegnosi: utensili, scale a pioli, perfino un rudimentale acquedotto. Ma se la Bibbia afferma che Adamo era “superiore ad ogni creatura vivente” (Sir 49, 16), probabilmente le sue capacità intellettive andavano ben oltre quello che possiamo immaginare. Anzi, forse non esagereremmo a ritenerlo più simile a Dio che all’uomo attuale…

La culla dell’Umanità

Veniamo, infine, a due domande cruciali: dove e quando l’Umanità iniziò il suo cammino?

Per quanto riguarda il “dove”, sappiamo già che fu qui, sullo stesso pianeta che abitiamo ancora oggi: la Terra. Ma in quale punto preciso del globo nacque il Primo Uomo?

In questo articolo ci eravamo occupati della localizzazione dell’Eden biblico, che avevamo individuato non dove comunemente ipotizzato (ossia tra i fiumi Tigri ed Eufrate), bensì molto più a nord, in Lapponia. Al contrario, in occasione della Grande Rivelazione, il Signore indicò a don Guido che il luogo d’origine dell’Umanità si trovava circa 3000 km in direzione sud-est da Belluno, dunque proprio nell’odierno Iraq.

L’ipotesi dell’Eden baltico, tuttavia, non è necessariamente in contraddizione con questa: come avevamo già detto, infatti, è possibile che nel libro della Genesi vi siano più “strati”; in altre parole, che il racconto delle origini delle Umanità si sia sovrapposto (e confuso) con quello delle origini della “civiltà proto-indoeuropea”, che fiorì nelle regioni artiche. Anche se gli Ebrei vengono ritenuti totalmente estranei al mondo indoeuropeo, nella Bibbia si accenna ad una parentela tra Giudei e Spartani (1Mac 12, 21; 2Mac 5, 9), e diversi racconti biblici mostrano singolari parallelismi con i miti greci.

Veniamo adesso al “quando”. Sempre in occasione della medesima rivelazione, Dio rivelò a don Guido il tempo trascorso dalla creazione dell’Uomo fino ad oggi: ben 50 milioni di anni!

Si tratta di un periodo estremamente antico, di molto antecedente a quello in cui – secondo la paleontologia – l’Homo sapiens avrebbe fatto la sua comparsa sulla Terra. In questo video avevamo mostrato come la mitologia serbi il ricordo (sebbene molto vago) di epoche remotissime, perfino anteriori a un milione di anni fa; tuttavia, la datazione fornita dal Signore a don Guido dimostra che abbiamo ancora una lacuna enorme da riempire.

Il lavoro da fare per ricostruire la storia dell’Umanità si prospetta, quindi, ancora lungo; ma queste rivelazioni rappresentano un importantissimo aiuto su cui potremo contare per le ricerche future.

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