Il Vangelo di Tommaso

L’incredulità di San Tommaso in una miniatura tratta dal Codex Aureus Epternacensis (XI secolo).

Nel precedente articolo ci eravamo occupati degli agrapha di Gesù, ossia quelle frasi a lui attribuite assenti nei Vangeli e disseminate in altri testi antichi. In quella sede avevamo fatto dei brevi cenni al Vangelo di Tommaso, argomento che qui approfondiremo più nel dettaglio.

Il Vangelo di Tommaso è molto particolare poiché non contiene alcun accenno alla nascita di Gesù, ai miracoli, alla morte e alla Resurrezione: consiste infatti in un elenco di detti (logia, al singolare logion), in tutto 114. Ciò che più conta, per l’autore di questo vangelo, è ciò che Gesù ha detto, la sua Parola. L’autore del vangelo si firma “Didimo Giuda Tommaso”, che significa “Giuda il Gemello” (Didimo e Tommaso hanno lo stesso significato, “gemello” appunto).

Tommaso era uno dei dodici apostoli, noto soprattutto per l’episodio riportato nel Vangelo di Giovanni (20, 24-29), dove non riesce a credere alla resurrezione di Gesù fin quando non “tocca con mano”. Per questo è diventato l’emblema di tutti quelli che fanno fatica ad avere una fede cieca. E il vangelo a lui attribuito sembra rispecchiare questo tratto della sua personalità: in diversi logia, infatti, Gesù sottolinea l’importanza della conoscenza, della comprensione delle cose.

Vediamo dunque di conoscere meglio questo vangelo: prima di esaminarne il contenuto, ripercorreremo brevemente ciò che sappiamo sulla sua storia.

Cenni storici

La data di composizione del Vangelo di Tommaso è una questione dibattuta fra gli studiosi: alcuni lo considerano contemporaneo o addirittura anteriore ai Vangeli sinottici (dunque composto entro la fine del I secolo), mentre altri lo datano al II secolo o più avanti. Quest’incertezza è dovuta in particolare al fatto che molti detti del Vangelo di Tommaso non hanno paralleli nei Vangeli canonici; questo vangelo sarebbe dunque, almeno in parte, indipendente da essi.

Qualunque sia la sua data di composizione, è certo che il Vangelo di Tommaso sparì relativamente presto dalla circolazione, non appena lo Gnosticismo perse d’importanza all’interno del Cristianesimo. Tuttavia, come abbiamo visto nello scorso articolo, questo testo era noto ai Padri della Chiesa, che ne fecero menzione nelle loro opere o citarono alcuni logia.

Ma che fine fece il vangelo? E come ha fatto ad arrivare fino a noi? Ebbene, per molti secoli se ne sono perse completamente le tracce… fino al 1897. In quell’anno a Ossirinco, in Egitto, Bernard Grenfell ed Arthur Hunt, due egittologi inglesi, rinvennero un papiro recante delle frasi di Gesù scritte in greco. Fu chiamato Papiro di Ossirinco 1. Poiché all’epoca non esisteva alcun testo di riferimento, i due studiosi non si resero conto che si trattava proprio di un frammento del Vangelo di Tommaso. In seguito scoprirono altri due frammenti del vangelo, il Papiro di Ossirinco 654 e 655.

Fu, però, soltanto nel 1945 che a Nag Hammadi, un’altra località egiziana, fu scoperto il primo manoscritto completo, scritto in copto, del Vangelo di Tommaso. Gli autori della scoperta, questa volta, furono dei beduini, che rinvennero il prezioso reperto (insieme ad altri manoscritti, perlopiù di testi gnostici) all’interno di una giara di terracotta, nei pressi di un antico monastero cenobita. Solo in seguito gli studiosi ne vennero in possesso, riuscendo così a salvare questo testo dall’oblio.

Fotografia dei 13 manoscritti rinvenuti a Nag Hammadi nel 1945 e risalenti all’incirca al IV secolo. Da qui.

Alcuni detti

Vediamo ora alcuni logia. La maggior parte dei detti è riportata nella versione di Piero La Mura presente in rete, ad eccezione dei n. 53, 58 e 70, per i quali abbiamo seguito la traduzione di Elaine Pagels presente nel libro Il Vangelo segreto di Tommaso.

Uno dei temi più cari all’autore del Vangelo di Tommaso è quello della conoscenza. Gesù invita alla ricerca, allo studio, e rimprovera i “sapienti” che fanno un cattivo uso della loro scienza e la occultano alle masse, impedendo anche a loro di beneficiarne. Ecco qualche esempio:

Gesù disse: “Coloro che cercano, cerchino finché troveranno. Quando troveranno, resteranno turbati. Quando saranno turbati si stupiranno, e regneranno su tutto”.

n. 2

Gesù disse: “Sappiate cosa vi sta davanti agli occhi, e quello che vi è nascosto vi sarà rivelato. Perché nulla di quanto è nascosto non sarà rivelato”.

n. 5

Gesù disse: “Maledetti i Farisei! Sono come un cane che dorme nella mangiatoia: il cane non mangia, e non fa mangiare il bestiame”.

n. 102

Un altro tema è quello della presenza di Dio nell’uomo. In particolare, Gesù afferma che il “Regno di Dio” non va cercato “là fuori”, poiché è già presente in noi:

Gesù disse: “Se i vostri capi vi diranno: ‘Vedete, il Regno è nei cieli’, allora gli uccelli del cielo vi precederanno. Se vi diranno: ‘È nei mari’, allora i pesci vi precederanno. Invece, il Regno è dentro di voi e fuori di voi. Quando vi conoscerete sarete riconosciuti, e comprenderete di essere figli del Padre vivente. Ma se non vi conoscerete, allora vivrete in miseria, e sarete la miseria stessa”.

n. 3

Dissero i suoi discepoli: “Mostraci il luogo dove sei, perché ci occorre cercarlo”. Lui disse loro: “Chiunque qui abbia orecchie ascolti! C’è luce in un uomo di luce, e risplende sul mondo intero. Se non risplende, è buio”.

n. 24

I suoi discepoli gli chiesero: “Quando verrà il regno?”. “Non verrà cercandolo. Non si dirà ‘Guarda, è qui!’, oppure ‘Guarda, è lì!’ Piuttosto, il regno del Padre è sulla terra, e nessuno lo vede”.

n. 113

Non mancano i riferimenti alla sofferenza, talvolta presentata come uno strumento indispensabile per comprendere ed avvicinarsi a Dio:

Gesù disse: “Beato chi ha sofferto e ha trovato la vita”.

n. 58

Gesù disse: “Beati voi, quando sarete odiati e perseguitati; e non resterà alcun luogo, dove non sarete stati perseguitati”.

n. 68

Gesù disse: “Beati quelli che sono stati perseguitati nei cuori: sono loro quelli che sono arrivati a conoscere veramente il Padre. Beati coloro che sopportano la fame, così che lo stomaco del bisognoso possa essere riempito”.

n. 69

Alcuni logia affrontano l’argomento della solitudine. La figura del “solitario” appare qui quasi privilegiata:

Gesù disse: “Beati coloro che sono soli e scelti, perché troveranno il regno. Poiché da lì venite, e lì ritornerete”.

n. 49

Gesù disse: “In molti si affollano davanti alla porta, ma sarà il solitario ad entrare nella camera nuziale”.

n. 75
Incipit del Vangelo di Tommaso. Da qui.

Nel Vangelo di Tommaso si trovano anche delle parabole, alcune delle quali sono assenti nei Vangeli canonici. Vediamo qualche esempio.

Gesù disse: “Il regno è come una donna che portava una giara piena di farina. Mentre camminava per una lunga strada, il manico della giara si ruppe e la farina le si sparse dietro sulla strada. Lei non lo sapeva; non si era accorta di nulla. Quando raggiunse la sua casa, posò la giara e scoprì che era vuota”.

n. 97

Questa parabola, che non ha paralleli nei Vangeli canonici, potrebbe alludere al cammino del credente: pian piano, egli perde le sue imperfezioni (simboleggiate dalla farina) e diventa sempre più simile a Cristo. Ciò potrebbe avvenire senza piena consapevolezza, come sembrerebbe indicare il fatto che la donna sia ignara della perdita: solo alla fine l’uomo si renderà conto del percorso compiuto.

Gesù disse: “Il regno del Padre è come una persona che voleva uccidere un potente. Prima di uscire di casa sfoderò la spada e la infilò nel muro per provare se il suo braccio riusciva a trapassarlo. Poi uccise il potente”.

n. 98

Altra parabola “inedita” il cui significato potrebbe non essere dissimile da quello della precedente. Il potente è l’“uomo vecchio”, che viene ucciso dall’“uomo nuovo”, ossia rinnovato nello spirito. L’impresa, tuttavia, non è facile e richiede un’attenta preparazione interiore: per questo l’uomo fa un primo tentativo in casa, ossia nella propria interiorità. Solo dopo potrà uccidere il potente, ossia testimoniare il proprio rinnovamento spirituale anche con le proprie azioni.

Gesù disse: “Il regno è come un pastore che aveva cento pecore. Una di loro, la più grande, si smarrì. Lui lasciò le altre novantanove e la cercò fino a trovarla. Dopo aver faticato tanto le disse: ‘Mi sei più cara tu di tutte le altre novantanove’”.

n. 107

Questa è una variante della ben nota parabola della “pecorella smarrita” (Mt 18, 12-14; Lc 15, 3-7). A prima vista non si notano grandi differenze, ma in realtà il Vangelo di Tommaso aggiunge un particolare molto interessante: quella che si perde è non è una pecorella qualsiasi: è una pecora speciale, “la più grande” (o, in un’altra traduzione, “la più bella”), quella che il pastore ama più di tutte le altre, tanto che quando essa si perde, abbandona il resto del gregge per andarla a cercare. Ma cosa significa questo? Forse si allude al fatto che chi non segue il gregge (poiché pensa in autonomia, studia, si fa domande) è amato da Dio in modo particolare, anche quando la sua ricerca lo porta a smarrire il percorso. E forse non è un caso che a riportare questo dettaglio sia proprio Tommaso, l’apostolo che voleva studiare e capire.

Ecco altri detti su vari argomenti:

Gesù disse: “Vi offrirò quello che nessun occhio ha visto, nessun orecchio ha udito, nessuna mano ha toccato, quello che non è apparso nel cuore degli uomini”.

n. 17

Gesù disse: “Amate il vostro amico come voi stessi, proteggetelo come la pupilla del vostro occhio”.

n. 25

I discepoli gli chiesero: “La circoncisione è benefica oppure no?”. Egli rispose: “Se fosse benefica, il padre genererebbe dalla madre bambini già circoncisi. La vera, proficua circoncisione è nello spirito”.

n. 53

Gesù disse: “Chi è arrivato a conoscere il mondo ha scoperto una carcassa, e di chiunque ha scoperto una carcassa il mondo non è degno”.

n. 56

Gesù disse: “Se porterete alla luce quello che è dentro di voi, quello che porterete alla luce vi salverà. Se non porterete alla luce quello che è dentro di voi, quello che non porterete alla luce vi distruggerà”.

n. 70

Per concludere, riportiamo un logion che evidenzia l’importanza della Parola: l’uomo che la ascolta, la comprende e la mette in pratica non solo si avvicina a Cristo, ma avvicina Cristo a se stesso, fino al punto da diventare una sola cosa con Lui:

Gesù disse: “Chi berrà dalla mia bocca diventerà come me; io stesso diventerò quella persona, e tutte le cose nascoste gli si riveleranno”.

n. 108

Una risposta a “Il Vangelo di Tommaso”

  1. Bellissimo il vangelo di Tommaso, specie nella parabola della pecorella smarrita, che fece esperienze e si arricchì e Gesù riteneva che era la pecora più preziosa delle cento pecorelle.

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