Le Tracce di Atlantide

Ricostruzione dell’Europa nord-occidentale per come sarebbe apparsa “da satellite” intorno al 10.000 a.C. Da qui.

Introduzione

Questo articolo rappresenta un’integrazione del precedente, nel quale avevamo identificato l’isola di Atlantide basandoci principalmente sulle informazioni geografiche fornite da Platone nei suoi scritti. In questo lavoro, invece, rivolgeremo la nostra attenzione ai dati fornitici dalla genetica, dall’antropologia e dalla mitologia, per verificare se le tracce di questa mitica civiltà siano ancora presenti fra noi.

Atene: la sede della “razza nordica”?

Stando a quanto Platone ci racconta, circa 11.600 anni fa si scontrarono due grandi potenze: Atlantide e Atene. Ora, come già discusso, le caratteristiche di questa “Atene” non combaciano affatto con quelle dell’Atene mediterranea: vari indizi ci portavano invece a localizzarla più a nord, nell’attuale Svezia meridionale.

Nel Crizia, l’origine di Atene e dei suoi abitanti è fatta risalire agli dèi Efesto e Atena, che “là, avendo fatto nascere autoctoni, uomini buoni, posero nelle loro menti l’idea di un’ordinata costituzione politica” (109d). Sorvoliamo pure sulla vera natura degli “dèi” (erano forse re, come quelli Egizi?); ciò che ci interessa qui è il fatto che la regione di “Atene” (l’Attica) viene presentata come il nucleo originario di una popolazione. Pertanto viene spontaneo chiedersi se questa affermazione sia verificabile.

La Scandinavia meridionale, in effetti, rappresenta il nucleo di origine dell’aplogruppo I1 (gli aplogruppi sono marcatori genetici). Si tratta di un aplogruppo molto antico, e la sua distribuzione è correlata alla diffusione della cosiddetta “razza nordica” (più propriamente: “fenotipo nordico”). I “nordici” sono tipicamente slanciati ed alti di statura, dal cranio meso-dolicocefalo, ed hanno capelli biondi e occhi chiari. Curiosamente, la dea Atena aveva l’epiteto di glaucopide, che alcuni traducono con “dagli occhi chiari”. Gli Ateniesi di cui parla Platone sono forse gli antichi (anzi: antichissimi) Svedesi? Direi che è un’ipotesi da tenere in considerazione.

A sinistra, mappa raffigurante la distribuzione dell’aplogruppo I1; a destra, mappa del secolo scorso che illustra “l’intensità della razza nordica”, prendendo in considerazione le tipiche caratteristiche di questo fenotipo (alta statura, capelli ed occhi chiari, ecc.). Immagine a sinistra da qui; immagine a destra da qui.

Capelli rossi ed aplogruppo R1b

Veniamo adesso ad Atlantide. A differenza dell’Attica, l’isola viene descritta come già abitata all’arrivo di Poseidone (Crizia, 113c-d). Ma che aspetto avrebbero potuto avere gli Atlantidei? Possiamo farcene un’idea osservando le mappe sottostanti.

Diffusione in Europa dell’aplogruppo R1b (a sinistra) e dei capelli rossi (a destra). Sopra il 45° parallelo nord (mostrato nell’immagine a destra) vi è una sorprendente correlazione tra la diffusione di questo aplogruppo e la percentuale di individui capelli rossi. Da qui.

Le due mappe, come indicato nella didascalia, mostrano la diffusione in Europa rispettivamente dell’aplogruppo R1b e dei capelli rossi: queste due caratteristiche sono fra loro strettamente correlate al disopra del 45° parallelo nord: più a sud i raggi solari si fanno più intensi e ciò rende i fototipi più chiari meno vantaggiosi.

Come si può facilmente notare, la presenza dell’aplogruppo R1b (e di conseguenza dei capelli rossi) è massima nell’Europa nord-occidentale (Irlanda, Scozia, Galles) e si fa via via più rara procedendo verso sud-est. È quantomeno curioso notare che l’area sommersa di Rockall, se si trovasse in superficie, apparirebbe come un punto di irradiazione di questo aplogruppo. Gli Atlantidei avevano quindi pelle chiara e capelli rossi?

Comunemente si ritiene che l’aplogruppo R1b sia giunto nell’Europa occidentale solo in tempi relativamente recenti, tramite progressive migrazioni da est avvenute nel corso dei secoli (qui un’approfondita dissertazione). Sia come sia, esso è molto comune anche nel popolo basco, che in base ad alcuni studi (per esempio questo) sembrerebbe avere origini molto antiche. Quest’altro studio, già citato in articoli precedenti, ipotizzava che la colonizzazione del Nord Europa e del Nord Africa dopo l’ultima glaciazione avesse avuto luogo a partire dalla regione franco-cantabrica, sede guarda caso del popolo basco. Se Rockall era davvero subaerea durante il Dryas Recente, fu anch’essa colonizzata? O al contrario, furono i suoi abitanti scampati alla catastrofe a (ri-)colonizzare l’Europa? Per il momento, la questione rimane aperta.

Doggerland: un avamposto di Atlantide?

Stando alle parole dei dialoghi platonici, il dominio di Atlantide si era esteso “in Libia fino all’Egitto ed in Europa fino alla Tirrenia” (Timeo, 25a; Crizia, 114c). Nel precedente articolo avevamo ipotizzato che i termini “Libia” e “Tirrenia” indicassero, in realtà, le regioni in cui era suddiviso il territorio di Doggerland. Doggerland era un’ampia porzione di terra emersa che occupava l’attuale Mar del Nord, collegando l’attuale Gran Bretagna al continente europeo. Nel corso dei millenni, a causa dell’innalzamento del livello del mare, quest’area è stata del tutto sommersa. Tuttavia, nel periodo noto come Dryas Recente (10.800-9600 a.C.), essa era ancora piuttosto estesa e poteva benissimo ospitare diverse popolazioni.

Ora, poiché Doggerland era una sorta di “terra di mezzo” tra Atlantide (Rockall) e l’Atene primitiva, avevamo ipotizzato che l’impero di Atlantide si fosse esteso proprio a questi territori: forse da qui gli Atlantidei avrebbero raccolto le forze per attaccare anche Atene. Dal Timeo sappiamo che la guerra si concluse con la sconfitta di Atlantide e che anche i popoli “al di qua delle Colonne d’Ercole” ad essa assoggettati furono liberati (25c). Nonostante questo, è improbabile che il substrato socio-culturale dell’isola sia stato del tutto cancellato, per almeno due ragioni:

  • Se gli sconvolgimenti naturali (che non coinvolsero solo Atlantide: Timeo, 25c-d) furono solo di poco successivi agli avvenimenti bellici, i popoli liberati non ebbero il tempo di una vera riorganizzazione socio-politica;
  • È probabile che gli Atlantidei avessero sparso delle colonie nelle regioni conquistate: i coloni sopravvissuti avrebbero facilmente mantenuto le loro usanze anche dopo la scomparsa della madrepatria.

Chiaramente, non possiamo sapere se queste colonie siano mai effettivamente esistite. Se però Doggerland fu effettivamente soggetta al dominio di Atlantide, dovremmo potervi rintracciare alcune tracce.

Ma Doggerland non era – anch’essa – scomparsa? In realtà, una minuscola porzione resiste ancor oggi: si tratta dell’isola di Heligoland, in tedesco Helgoland (“terra sacra”), situata nel Mar del Nord. Ebbene, alcuni ricercatori hanno ravvisato in quest’isoletta nientemeno che… Atlantide! Esistono, infatti, alcuni interessanti parallelismi tra quest’isola e l’Atlantide platonica. Vediamo un esempio.

Nell’antichità Heligoland era dedicata al culto del dio Forseti. Secondo il mito la dimora del dio, Glitnir (ossia “splendente”), aveva pareti, pilastri e colonne d’oro e tetto d’argento. Platone descrive in modo simile il tempio atlantideo dedicato a Poseidone: “Esternamente il tempio era tutto rivestito d’argento, ma non gli alti pinnacoli del tetto, che erano d’oro. Nell’interno il soffitto appariva tutto d’avorio, ovunque variegato d’oro, d’argento e d’oricalco [un misterioso metallo, forse il rame]; di oricalco guarnirono anche il resto: muri, colonne, pavimento” (Crizia, 116d).

Inoltre, la dimora di Forseti era “il miglior tribunale per gli uomini e per gli dèi”. E analogamente nel summenzionato tempio di Poseidone i dieci re di Atlantide si riunivano ogni cinque o sei anni: “In queste adunanza deliberavano sui comuni affari, ricercavano se qualcuno di loro avesse trasgredito le leggi e, nel caso, lo giudicavano” (Crizia, 119d). E prima di emettere la sentenza compivano un solenne rituale che includeva la caccia e il sacrificio di un toro (ibid., 119d-120c).

Illustrazione del 1890 raffigurante l’isola di Heligoland. Da qui.

Insomma: Heligoland era Atlantide? Poco probabile, visto che la sua geografia non rispecchia affatto quella dell’isola di Platone. Più probabile è che fosse proprio (quando faceva ancora parte di Doggerland) una colonia: il riferimento ad una “dimora splendente” potrebbe essere stato un vago ricordo dell’antico tempio di Poseidone (poi diventato Forseti?).

Conclusioni

Quelle che abbiamo formulato in questo articolo sono (e per ora, restano) delle semplici ipotesi. Tuttavia, credo di aver mostrato a sufficienza quanto la rilettura dei testi platonici alla luce delle conoscenze attuali possa riservare notevoli sorprese. E forse la maggiore di queste è scoprire che quella antichissima civiltà descritta con tale minuzia di particolari dal celebre filosofo sia molto più “vicina” a noi di quanto avessimo immaginato.

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