Veneti e Liguri: Popoli Nordici?

Particolare della situla della Certosa (VI secolo a.C.), raffigurante due nobili veneti che suonano strumenti musicali. Da qui.

Introduzione

Tra il II e il I millennio a.C. la nostra penisola ospitava un gran numero di popoli: Celti, Camuni, Etruschi, Piceni, Umbri, Latini, Sanniti, Messapi erano solo alcuni di questi. La loro impronta è visibile ancora oggi non solo nei nomi e nei confini delle regioni italiane, ma anche nel nostro stesso DNA.

Mappa dell’Italia preromana. Da qui.

Ma da dove provenivano questi popoli? In realtà, le origini di molti di essi sono ancora poco chiare: sappiamo, però, che la maggior parte parlava lingue di ceppo indoeuropeo. Il loro luogo di provenienza, quindi, dovrebbe essere ricercato nella “culla” dei popoli indoeuropei, che fu probabilmente l’Europa settentrionale.

In questo articolo proveremo a ricostruire la storia dei Veneti e dei Liguri, due popoli italici dalle origini piuttosto dibattute. Condurremo la nostra indagine basandoci sulle fonti storiche e sulla toponomastica, non escludendo – ovviamente! – la mitologia.

I Veneti

I Veneti giunsero in Italia dopo la metà del II millennio a.C. ed occuparono la regione grosso modo corrispondente all’attuale Veneto. Vengono comunemente ritenuti un popolo indoeuropeo, ma le loro origini sono poco chiare. Gli storici antichi, peraltro, riportano la presenza di altri “Veneti” in varie regioni d’Europa. Secondo alcuni studiosi, questo dipenderebbe non dalla comune origine di queste popolazioni, bensì dal comune etimo dell’etnonimo, derivato dalla radice indoeuropea *wen (“amare”): i Veneti, secondo questa ipotesi, sarebbero dunque “gli amabili” o “gli amichevoli”.

A mio avviso, l’ipotesi di un “ceppo primitivo” di questo popolo non è da scartare: il processo che avrebbe portato il ceppo in questione a formare vari rami non sarebbe altro che una diaspora, inquadrabile nel contesto della grande diaspora indoeuropea, avvenuta intorno al XVI secolo a.C. Ma sentiamo cos’hanno da dirci in merito gli storici e i mitografi.

Fonti storiche

Pare che nel corso del I millennio a.C. i Veneti popolassero diverse regioni europee. Erodoto (V secolo a.C.) parla di Veneti in Illiria (Storie, I, 196). Cesare (I secolo a.C.), nel De Bello Gallico, parla di Veneti sulle coste dell’odierna Bretagna, riferendosi a loro come abili navigatori: “I Veneti sono il popolo che, lungo tutta la costa marittima, gode di maggior prestigio in assoluto, sia perché possiedono molte navi, con le quali, di solito, fanno rotta verso la Britannia, sia in quanto nella scienza e pratica della navigazione superano tutti gli altri, sia ancora perché, in quel mare molto tempestoso e aperto, pochi sono i porti della costa e tutti sottoposti al loro controllo, per cui quasi tutti i naviganti abituali di quelle acque versano loro tributi” (III, 8).

Plinio il Vecchio (I secolo d.C.) attesta la presenza di “Venedi” lungo il corso della Vistola (Storia Naturale, IV, 97). Anche Tacito, che scrive verso la fine del I secolo d.C., nomina i Venedi insieme ai Peucini e ai Fenni (Finni?), non sapendo se considerarli Germani o Sarmati (Germania, 46). Infine, Tolomeo (II secolo d.C.), parlando della Sarmazia, nomina una “baia venedica”, da identificarsi con il Golfo di Danzica (Geografia, III, 5).

Mappa del 1552 raffigurante la Sarmazia. La mappa, basata sulla Geografia di Tolomeo, riporta le popolazioni in cui era suddivisa questa regione nel I-II secolo d.C. Sulla costa del mar Baltico (Oceanus Sarmaticus), in prossimità della foce della Vistola, si possono individuare i Venedi e il Venedicus sinus (Golfo di Danzica). Da qui.

Fonti mitologiche

Nell’Iliade, Omero cita i Veneti (“Eneti”) fra gli alleati dei Troiani:

Pilemene, cuore di eroe, conduceva i Paflagoni

di tra gli Eneti, dond’è la stirpe delle mule selvagge,

quelli che avevano Citoro e stavano intorno a Sesamo,

e intorno al fiume Partenio abitavano nobili case,

e Cromna, Egialo e l’eccelsa Eritini.

Iliade, II, 851-855

La Paflagonia era una regione della Turchia, affacciata sul Mar Nero. Tuttavia la Paflagonia “storica”, molto probabilmente, non era quella omerica (come vedremo tra poco).

Livio, nella sua monumentale opera sulla storia di Roma, esordisce narrando il “seguito” delle vicende omeriche: dopo la caduta di Troia gli Eneti, perduto in guerra il loro capo Pilemene, si misero sotto la guida del troiano Antenore e assieme ai Troiani emigrarono nell’attuale Veneto. Il nuovo popolo prese quindi il nome di Veneti (Storie, I, 1, 2-3). Anche Plinio il Vecchio riporta un’affermazione di Catone secondo cui i Veneti erano di stirpe troiana (Storia Naturale, III, 130). Virgilio, infine, aggiunge che Antenore fondò la città di Padova (Eneide, I, 242-249).

La “Tomba di Antenore” a Padova: l’arca, costruita nel XIII secolo, contiene in realtà le spoglie di un guerriero vissuto nell’Alto Medioevo. Da qui.

Coincidenze linguistiche e toponomastiche

La lingua venetica non è ancora stata inquadrata con precisione, sebbene la maggior parte degli studiosi la classifichino tra le lingue indoeuropee. Non manca, però, chi la avvicina alla lingua finlandese. Sia come sia, è curioso che in finlandese vene (al plurale veneet) significhi “barca”: i Veneti erano forse “i navigatori”? Questo non possiamo saperlo; tuttavia, come vedremo fra un attimo, la toponomastica avvicina ulteriormente i Veneti ai Finlandesi.

Avevamo già accennato qui alla teoria di Felice Vinci, secondo cui le vicende narrate nei poemi omerici sarebbero ambientate in area baltica e non nel Mediterraneo. In particolare, la guerra di Troia sarebbe stata combattuta nella Finlandia meridionale: in quel territorio, il Vinci individua numerosi toponimi che ricordano luoghi e personaggi omerici, primo fra tutti Toija (Troia). Nelle vicinanze di Toija si trova Padva (Padova): ricordiamo che Padova, secondo la leggenda tramandata da Virgilio, sarebbe stata fondata dal troiano Antenore.

Se l’ipotesi del Vinci è corretta (e numerose corrispondenze, non solo toponomastiche, sembrerebbero suggerirlo), allora le città degli Eneti/Veneti (alleati dei Troiani) dovrebbero trovarsi nelle vicinanze di Toija. Queste città, come abbiamo visto poc’anzi, sorgevano in prossimità del fiume Partenio ed erano cinque: Citoro, Sesamo, Cromna, Egialo ed Eritini. Vediamo dunque se nella Finlandia meridionale esistono toponimi riconducibili a questi luoghi.

1) Citoro.

A sud della città di Espoo troviamo l’isola di Kytö (termine che in finlandese indica un terreno sottoposto al debbio). L’isola in questione poteva costituire un ottimo punto strategico da dove poter controllare il passaggio delle navi. Una simile forma di controllo marittimo avvicinerebbe gli Eneti omerici ai “Veneti celtici” di cui parla Cesare.

2) Sesamo.

Il nome della città di Sesamo potrebbe essere ricondotto al termine finlandese sisämaa (“interno”), che ritroviamo peraltro in una via di Espoo, Sisämaantie (letteralmente “strada interna”). Forse inizialmente la parola Sesamo avrebbe indicato “la città interna”, situata nell’entroterra (e quindi popolata “tutto intorno”, come dice Omero), e solo in seguito sarebbe passata ad indicare il nome della città anziché la sua ubicazione.

3) Cromna.

Ad Helsinki si trova la località di Kruunuvuori (kruunu sta per “corona” e vuori per “montagna” o “collina”); l’assonanza con Cromna è ancora più evidente nel nome svedese del luogo (Kronberget).

4) Egialo.

Il toponimo Egialo potrebbe derivare dal greco aigialos (“spiaggia”), ed indicare pertanto non una città, ma semplicemente un tratto di costa. Un’altra possibilità, a mio avviso, è che possa derivare dal termine finlandese jalo, ovvero “nobile”, che si rinviene in alcuni toponimi come la via Jalokivikuja ad Espoo (da jalokivi, “pietra preziosa”, e kuja, “vicolo”). Questa origine potrebbe spiegare forse il riferimento di Omero alle “nobili case”.

5) Eritini.

La città di Eritini era nota anche come Eritrini, un toponimo riconducibile al prefisso greco erythro-, ovvero “rosso”. Strabone, nella Geografia, identifica la città con due scogli di colore – appunto – rosso situati in Paflagonia (XII, 3, 10). Tuttavia, anche in Finlandia esiste un luogo dalle caratteristiche analoghe: si tratta del quartiere di Punavuori (“montagna rossa”), uno dei più popolosi di Helsinki. L’aggettivo puna (“rosso”) deriva dalle rocce di questo colore presenti nella zona, ancora visibili nel XIX secolo (oggi non più a causa dell’urbanizzazione). Che fosse proprio questa “l’eccelsa Eritini”?

Resta da identificare, infine, il fiume Partenio. Esso potrebbe corrispondere al Vantaa, che attraversa Helsinki per sfociare nel Golfo di Finlandia (e nel cui nome notiamo una vaga assonanza con quello dei Veneti). In prossimità di questo fiume si trovano tutte le località da noi individuate.

Immagine tratta da Google Earth che mostra diversi toponimi “veneti” e omerici nella Finlandia meridionale.
Dettaglio della zona di Helsinki ed Espoo, dove alcuni toponimi ricordano le città degli Eneti elencate da Omero. La foce del fiume Vantaa/Partenio si trova tra Punavuori e Kruunuvuori.

Insomma, abbiamo “ritrovato” in Finlandia diversi luoghi che potrebbero corrispondere piuttosto bene a quelli citati da Omero. Luoghi i cui nomi non hanno senso in greco, ma che acquisiscono “magicamente” un significato in lingua finlandese! Tutto ciò sembrerebbe suggerire che gli Eneti alleati dei Troiani (ed antenati degli odierni Veneti) abitassero proprio in queste zone. E forse anche la “Padova” fondata da Antenore non era quella che oggi conosciamo…

Ma non finisce qui. Spostandoci più a nord, nella Finlandia centrale, possiamo infatti reperire altri toponimi estremamente interessanti: tra questi, Venetlahti, Venetmäki, Venetekemä e perfino Venetsia (!). Altre località dai nomi simili si ritrovano più a nord, in Lapponia (non solo in Finlandia ma anche in Svezia e Norvegia).

Mappa delle località contenenti il prefisso venet-: testimonianze di un’antichissima presenza veneta? O soltanto semplici coincidenze?

I Veneti erano quindi originari dell’estremo nord dell’Europa? Difficile dirlo con certezza. La toponomastica sembrerebbe suggerire comunque una progressiva migrazione dal centro al sud della Finlandia: da lì, successivamente, i Veneti si sarebbero sparsi nel resto d’Europa e un ramo della popolazione sarebbe giunto in Italia. Le informazioni sono ancora troppo scarse per poter trarre delle conclusioni certe, sebbene – a mio avviso – più che sufficienti per indirizzare le future ricerche sull’argomento verso il Nord Europa.

I Liguri

I Liguri occupavano, nell’antichità, un territorio molto più ampio dell’odierna regione che da loro prende il nome: abitavano infatti anche la Toscana fino a nord dell’Arno, parte del Nord Italia occidentale, la Francia meridionale e probabilmente anche parte della penisola iberica.

Particolare di una mappa del 1911 raffigurante la Regio IX dell’Impero romano, che includeva la regione occupata dai Liguri nel I secolo a.C. Da qui.

Gli studiosi moderni ritengono i Liguri un popolo pre-indoeuropeo, in seguito mescolatosi con popolazioni indoeuropee giunte nel loro territorio. Si pensa che la migrazione indoeuropea in questione sia avvenuta in più ondate, dal III al I millennio a.C.

Sebbene numerosi storici e mitografi menzionino i Liguri, non sono molte le informazioni che possono aiutarci a rintracciarne il luogo d’origine. Cercheremo comunque aiuto nella toponomastica, che come vedremo riserva interessanti sorprese.

Fonti storiche e mitologiche

Diversi scrittori antichi riferiscono il mito greco della caduta di Fetonte nel fiume Eridano: Fetonte fu pianto dal re dei Liguri, Cicno, che fu tramutato da Apollo in cigno (secondo alcuni l’animale, secondo altri l’omonima costellazione). Ora, il cigno è un tipico animale nordico, e la costellazione del Cigno viene chiamata anche Croce del Nord. Il fiume Eridano è stato identificato ora col Po, ora col Rodano, ora con altri fiumi ancora: ma anch’esso è probabilmente da collocarsi nel Nord Europa, come altri fiumi “mitici”.

Altre interessanti informazioni sul popolo ligure provengono da Avieno (IV secolo d.C.): “Se qualcuno dalle isole Estrimniche [forse le isole Scilly] osa avventurarsi sotto il cielo del nord, dove l’aria si irrigidisce, arriverà alla terra dei Liguri priva dei suoi abitanti. Infatti per mano dei Celti e a causa dei numerosi, frequenti combattimenti, i campi sono stati svuotati e i Liguri scacciati” (Ora Maritima, 128-134). Dunque, anche in questo caso, la terra originaria dei Liguri sarebbe da localizzare alle latitudini settentrionali, nelle contrade affacciate sul Mar del Nord. Ricordiamo però che l’area ligure fu probabilmente interessata da diverse migrazioni: pertanto, potrebbe non esserci una sola “terra originaria” di questo popolo.

Vediamo intanto se la toponomastica può darci una mano nella risoluzione dell’enigma.

Alcuni indizi toponomastici

Come nel caso dei Veneti, numerosi toponimi liguri sono reperibili anche nel territorio finlandese. Abbiamo, così, Pisa (Pisa era probabilmente di fondazione etrusca ma vicina al territorio ligure), Lukka (Lucca), Levanto, Rapala (Rapallo) e diversi toponimi che ricordano Savona, come Savonlinna, Savonranta e Savonkatu (linna, ranta e katu stanno rispettivamente per “castello”, “spiaggia” e “strada”, mentre Savon è il nome al genitivo della regione del Savo). In Finlandia esistono due regioni chiamate Savo, una settentrionale ed una meridionale: questo nome rimanda alla regione francese della Savoia, anch’essa forse anticamente popolata dai Liguri.

Anche i nomi di alcuni fiumi liguri si ritrovano in questa zona: per esempio, il Vara corrisponde al Vääräjoki, idronimo diffuso in tutta la Finlandia, mentre il Neva all’omonimo fiume che bagna San Pietroburgo. È interessante notare che i toponimi italiani hanno un significato in lingua finlandese: väärä, riferito a un fiume, significa infatti “sinuoso”, mentre neva indica un terreno paludoso.

Distribuzione nel Nord Europa di alcuni toponimi “liguri”. L’inserto in alto a destra confronta la loro distribuzione con quella dei toponimi “veneti” (mostrati in giallo).

Dunque gli antichi Liguri erano “conterranei” dei Veneti? Dall’inserto riportato nell’immagine qui sopra, notiamo che i toponimi “veneti” occupano soprattutto la Finlandia centrale, mentre quelli “liguri” la Finlandia orientale, proprio come se i due popoli fossero fra loro confinanti.

In realtà, è probabile che gli antenati dei Liguri abbiano abitato queste zone molto prima dei Veneti, così come è facile che anche la loro migrazione verso sud sia stata di molto anteriore a quella dei popoli indoeuropei. I Liguri mediterranei, quindi, si sarebbero mescolati dapprima con i Liguri finnici (che avrebbero ribattezzato i luoghi italici con i nomi nordici) e poi, come suggerito dal passo di Avieno e dagli stessi studiosi moderni, con i Celti. Alla luce delle similitudini riscontrate tra toponomastica ligure e finlandese, una mirata indagine linguistica sarebbe auspicabile.

Conclusioni

Insomma: la nostra penisola affonda davvero le sue radici fino all’altro capo d’Europa? Questo, in teoria, potrebbe essere definitivamente comprovato (o smentito) solo dall’archeologia. Perché dico “in teoria”? Perché, a mio parere, un’eventuale civiltà nordica “proto-veneta” o “proto-ligure” non sarebbe paragonabile alla sua controparte fiorita e sviluppatasi nel Mediterraneo: dopotutto, si tratterebbe di culture separate da secoli, se non millenni, di storia, oltreché da migliaia di chilometri di distanza. Per questo sarebbe molto difficile reperire le tracce di un’eventuale continuità culturale tra il Nord Europa dell’età del bronzo e l’Italia preromana.

Tutto ciò, comunque, non significa che l’approccio archeologico sia inutile, anzi. Ma lo studio dell’eredità “immateriale” di un popolo (lingua, miti, toponomastica) non è certamente da meno e, come abbiamo avuto modo di vedere, può guidarci su sentieri finora inesplorati.

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