Le Sette Coppe dell’Apocalisse

Le sette coppe in un’illustrazione di Matthias Gerung per la Bibbia di Ottheinrich (circa 1531).

Dell’Apocalisse ci eravamo già occupati in altri articoli, soffermandoci in particolare sui quattro cavalieri (parte del settenario dei sigilli) e sulle sette trombe. Stavolta, invece, ci interesseremo del terzo ed ultimo (nonché più temibile) settenario, quello delle coppe.

Panoramica

Poi vidi nel cielo un altro segno grande e meraviglioso: sette angeli che avevano sette flagelli; gli ultimi, poiché con essi si deve compiere l’ira di Dio.

Ap 15, 1

Con queste parole l’autore dell’Apocalisse (San Giovanni Apostolo, secondo la tradizione) introduce l’ultima serie di flagelli che si abbatteranno sul mondo alla fine della presente epoca. Ricordiamo ancora una volta che il settenario delle coppe è preceduto da altri due, quello dei sigilli e quello delle trombe. Come avevamo visto, inoltre, le tre serie sono fra loro collegate: infatti, il settimo sigillo dà avvio al settenario delle trombe, mentre lo squillo della settima tromba apre il settenario delle coppe.

La gravità dei flagelli è via via maggiore: nel caso dei quattro cavalieri, era interessato solo un quarto della terra; nel caso delle trombe, veniva colpito un terzo della terra, del mare, degli alberi e così via; le coppe, invece, hanno un impatto globale. Inoltre, mentre per i “castighi” precedenti si poteva ragionevolmente sospettare un’origine artificiale, le coppe sembrano simboleggiare perlopiù dei grandi sconvolgimenti naturali, che porteranno infine alla distruzione pressoché totale del Pianeta Terra e dei suoi abitanti. Tale distruzione, ovviamente, non sarà fine a se stessa, ma servirà a purificare e rinnovare la Terra, togliendo definitivamente di mezzo quella parte dell’Umanità corrotta ed ormai irrecuperabile.

Potremmo chiederci però quale sarà il destino dei Noè dei nostri tempi, cioè di quei – probabilmente – pochissimi uomini rimasti integri in mezzo alla corruzione generale, e che dovranno essere salvati per ripopolare la Terra. Ma come faranno a salvarsi? Un’ipotesi molto popolare specialmente negli ambienti protestanti, basata su alcuni passi neotestamentari, è quella del “rapimento degli eletti”: secondo questa ipotesi, gli uomini destinati a salvarsi (gli “eletti”, appunto) saranno rapiti in cielo prima dei flagelli finali, per poi essere riportati sulla Terra quando tutto sarà finito. In realtà, però, non è chiaro quando il rapimento dovrebbe verificarsi: alcuni lo collocano subito dopo l’apertura del sesto sigillo, altri prima, altri ancora più avanti nel tempo; c’è anche chi sostiene che i rapimenti saranno più d’uno.

Comunque stiano le cose, ci pare giusto fare un paio d’importanti osservazioni:

  1. Poco prima che inizi il settenario delle coppe, l’Apocalisse ci presenta l’immagine della mietitura (14, 14-16); ritroviamo la stessa immagine anche nel Vangelo, come metafora della “fine del mondo” (Mt 13, 39) e della separazione tra buoni e cattivi. Volendo, tuttavia, potremmo riconoscervi proprio il “rapimento degli eletti”, che avverrebbe quindi “giusto in tempo” per metterli in salvo dai disastri imminenti; ciò però non esclude che alcuni “eletti” possano essere messi al sicuro anche prima, e neppure che altri, non ancora purificatisi completamente, rimangano qui sulla Terra fino alla fine;
  2. È molto probabile che ci sarà un falso rapimento, organizzato con l’ausilio di velivoli spacciati per “astronavi aliene” ma in realtà terrestri; bisogna pertanto stare molto attenti, perché il nemico è molto più scaltro di quello che immaginiamo.
La mietitura e la vendemmia del mondo (Ap 14, 14-20), in un’illustrazione tratta dalla Bibbia di Lutero (circa 1530).

Riguardo ai “tempi”, chiaramente non possiamo sapere quando questi eventi si verificheranno; e, a dire il vero, nemmeno se si verificheranno, dato che il futuro non è prestabilito e può sempre cambiare in base alle nostre azioni. Se però, come avevamo ipotizzato, ci troviamo già nella fase dei quattro cavalieri, è probabile che non manchi moltissimo agli avvenimenti successivi. È pure probabile che ci sarà una progressiva accelerazione, per cui le varie “coppe” si susseguiranno molto più rapidamente delle “trombe” e dei “sigilli”. Ciò renderebbe l’ultima fase molto più breve della prima; prevederne la durata effettiva non è facile, anche se a mio avviso potrebbe aggirarsi nell’ordine dei mesi.

Ma adesso è giunto il momento di scoprire cosa ci riserverà “l’ira di Dio”.

Le prime quattro coppe

Udii poi una gran voce dal tempio che diceva ai sette angeli: “Andate e versate sulla terra le sette coppe dell’ira di Dio”. Partì il primo e versò la sua coppa sopra la terra; e scoppiò una piaga dolorosa e maligna sugli uomini che recavano il marchio della bestia e si prostravano davanti alla sua statua.

Ap 16, 1-2

Molti degli ultimi sette flagelli ricordano le piaghe d’Egitto; in questo caso, il parallelo è con la sesta piaga, quella delle ulcere (Es 9, 8-12). E mentre nell’Esodo venivano colpiti gli Egiziani, qui vengono colpiti gli uomini che recano il “marchio della bestia”.

Si è molto speculato sulla natura di questo “marchio”, impresso “sulla mano destra e sulla fronte” (Ap 13, 16) e senza il quale nessuno potrà “comprare o vendere” (Ap 13, 17): secondo una delle ipotesi più popolari, si tratterebbe di un microchip sottocutaneo. Plausibile? Decisamente sì: chip impiantabili negli esseri umani esistono già da parecchio; nel 2020, inoltre, la Microsoft ha depositato un brevetto intitolato “Sistema di criptovaluta che utilizza i dati dell’attività corporea”, la cui sigla comprende la sequenza 060606, pari al “numero della bestia” (Ap 13, 18)… Inquietante, non è vero?

Di qualunque cosa si tratti, è chiaro che il marchio sarà l’espressione di una tecnologia raffinatissima, diabolica, in grado di influire sia sulla parte corporea dell’uomo, provocando effetti nocivi, sia su quella mentale e spirituale, aggiogandolo definitivamente al volere della bestia. Accettare il marchio, perciò, significherà siglare un vero e proprio – nonché irrevocabile – “patto col diavolo”. Rifiutare a qualsiasi costo!

Il secondo versò la sua coppa nel mare che diventò sangue come quello di un morto e perì ogni essere vivente che si trovava nel mare. Il terzo versò la sua coppa nei fiumi e nelle sorgenti delle acque, e diventarono sangue.

Ap 16, 3-4

La seconda e terza coppa provocano disastri analoghi (ma su scala più ampia, globale appunto) a quelli della seconda e terza tromba; c’è una similitudine anche con la prima piaga d’Egitto, quella delle acque del Nilo cambiate in sangue (Es 7, 14-25).

Di cosa potrebbe trattarsi stavolta? Nel caso delle rispettive trombe, avevamo riconosciuto nel testo la descrizione di due eventi differenti: uno tsunami e un avvelenamento delle falde acquifere. Qui, al contrario, sembra essere delineato un unico evento, che inizialmente interessa solo il mare ma in seguito si estende anche alle acque dolci. A mio avviso, una contaminazione tanto estesa potrebbe essere provocata solo da un vero e proprio sconquassamento delle viscere della Terra. Che l’Apocalisse alluda ad una massiccia fuoriuscita di magma? Può darsi che questo sconvolgimento (come anche i successivi) faccia parte del processo di “riassestamento” della Terra, che culminerà col raddrizzamento dell’asse e la riunificazione dei continenti (ma su questo torneremo più avanti).

Le prime tre coppe in una miniatura del XIV secolo. Da qui.

Il quarto versò la sua coppa sul sole e gli fu concesso di bruciare gli uomini con il fuoco. E gli uomini bruciarono per il terribile calore e bestemmiarono il nome di Dio che ha in suo potere tali flagelli, invece di ravvedersi per rendergli omaggio.

Ap 16, 8-9

In questo flagello i teorici del “riscaldamento globale” (locuzione ormai passata di moda: oggi si preferisce parlare di generici “cambiamenti climatici”) potrebbero vedere una conferma alle loro previsioni apocalittiche. Qui, però, si descrive un fenomeno molto più estremo, provocato non certo dalla CO2 ma – apparentemente – dal Sole, dunque di origine esterna al nostro pianeta.

Perché apparentemente? Perché, in realtà, il fenomeno potrebbe essere dovuto non ad un’attività solare anomala, bensì ad un’alterazione di quello che il controverso scienziato Pier Luigi Ighina chiamava “Ritmo Sole-Terra”. Secondo Ighina, Sole e Terra “dialogherebbero” fra loro irraggiandosi reciprocamente con energia rispettivamente positiva e negativa (quest’ultima un riflesso di quella solare), e sarebbe proprio questo “ritmo” a consentire lo sviluppo della vita sul pianeta. Per quanto controverse, le ipotesi di Ighina potrebbero fornire la chiave per spiegare il fenomeno descritto nel brano: potremmo supporre, infatti, che un’alterata capacità della Terra di “rispondere” all’energia solare (dovuta forse agli enormi sconvolgimenti cui accennavamo poc’anzi) porterà ad un accumulo esagerato di calore (una sorta di “effetto serra”, ma di diversa eziologia).

L’autore dell’Apocalisse ci fa notare che gli uomini non si convertiranno neppure a seguito di questo flagello né dei successivi, anzi continueranno a bestemmiare fino alla fine… una fine davvero tragica.

Quinta e sesta coppa

La prima metà del settenario è trascorsa; ma, come nel caso delle trombe, il peggio non è ancora passato. Vediamo cosa ci riservano intanto la quinta e la sesta coppa, versate dai rispettivi angeli.

Il quinto versò la sua coppa sul trono della bestia e il suo regno fu avvolto dalle tenebre. Gli uomini si mordevano la lingua per il dolore e bestemmiarono il Dio del cielo a causa dei dolori e delle piaghe, invece di pentirsi delle proprie azioni.

Ap 16, 10-11

Ecco di nuovo un richiamo alle piaghe d’Egitto, in questo caso alla nona, le tenebre (Es 10, 21-23). È chiaro che vi sono almeno due possibili interpretazioni per questo flagello: una simbolica ed una letterale.

Secondo l’interpretazione simbolica, le tenebre altro non sarebbero che il buio spirituale che dovrà attraversare l’Umanità: gli “eletti” (perlomeno quelli rimasti sulla Terra) si troveranno in questa condizione a causa del “dilagare dell’iniquità” (Mt 24, 12), mentre i reprobi a causa del fallimento della bestia nel realizzare un – seppur illusorio – “Paradiso in Terra”, cosa che li condurrà alla disperazione totale (i “dolori”, perciò, potrebbero non essere solo fisici).

Secondo l’interpretazione letterale, invece, le tenebre saranno reali. Ma se fosse così, da cosa potrebbero essere provocate? A mio parere, sono da escludere ipotesi come quella dell’inverno nucleare o dell’immissione in atmosfera di polveri vulcaniche: l’Apocalisse (così come l’Esodo) allude chiaramente a un fenomeno differente, inspiegabile alla luce delle nostre attuali conoscenze (ma forse riconducibile anch’esso ad un’alterazione del Ritmo Sole-Terra). Fenomeno di cui, peraltro, esistono diverse testimonianze! Ne riporto alcune:

“Ricordo che al liceo ero in classe e guardavo fuori dalla finestra. Poi, per una frazione di secondo, il cielo è diventato scuro/nero. Non credo di essere stato l’unico ad aver assistito a questo perché ho chiesto ai miei compagni di classe se l’avessero visto e mi hanno detto di sì. Ho pensato che fosse un evento davvero strano”.

“Eravamo nel giardino sul retro a pulire quando all’improvviso è diventato buio pesto. Non ho potuto vedere o sentire nulla per una frazione di secondo. Mia moglie ha detto: «Cos’è successo? È diventato tutto nero, hai visto?». Era un caldo pomeriggio soleggiato, verso l’una, cielo azzurro, niente nuvole, niente uccelli, niente aerei. Nessuna spiegazione per quella frazione di secondo di oscurità. Se fosse successo solo a uno di noi potremmo attribuirlo a qualcosa di fisico, ma lo abbiamo sperimentato entrambi allo stesso tempo”.

“Eravamo sdraiati e all’improvviso tutto è diventato nero per un breve momento. Più o meno lo stesso tempo di un battito di ciglia, tranne per il fatto che i nostri occhi erano aperti. Inizialmente non abbiamo detto nulla al riguardo, ma dopo ho iniziato a stropicciarmi gli occhi cercando di capire se c’era qualcosa nei miei occhi. Poi dopo un momento di silenzio ho chiesto informazioni e anche il mio amico ha confermato di averlo visto. Non c’era modo che le sorgenti luminose potessero essere oscurate e la luce proveniente dall’esterno proveniva da una zona inaccessibile in una giornata di sole senza nuvole”.

Dunque, le tenebre di cui parla la Bibbia potrebbero rappresentare un fenomeno analogo, ma su scala globale. Naturalmente, questa interpretazione non esclude la simultanea presenza di tenebre interiori, spirituali (senz’altro favorite da quelle esteriori).

Il sesto versò la sua coppa sopra il gran fiume Eufrate e le sue acque furono prosciugate per preparare il passaggio ai re dell’oriente. Poi dalla bocca del drago e dalla bocca della bestia e dalla bocca del falso profeta vidi uscire tre spiriti immondi, simili a rane: sono infatti spiriti di demoni che operano prodigi e vanno a radunare tutti i re di tutta la terra per la guerra del gran giorno di Dio onnipotente. […] E radunarono i re nel luogo che in ebraico si chiama Armaghedon.

Ap 16, 12-14; 16

Degli ultimi sette flagelli, il sesto è quello apparentemente più enigmatico. Cosa rappresenta il fiume Eufrate? E i re dell’oriente? Alcuni interpretano questo passo in chiave letterale, ma a mio avviso qui le immagini sono squisitamente simboliche. Nell’antichità, l’Eufrate rappresentava il confine orientale del Regno dei Parti; allo stesso modo, qui sembra una metafora della “barriera alle forze del male”, che verrà eliminata per consentire il loro scatenamento finale. Le forze del male sono simboleggiate dai “re dell’oriente” e dalle “rane”, di cui viene attestata chiaramente la natura demoniaca. Il loro scatenamento, però, sarà solo un preludio al loro definitivo annientamento: l’Armageddon (“monte di Megiddo”), dove furono sconfitti i nemici d’Israele, è infatti il simbolo della disfatta.

Quinta e sesta coppa raffigurate nell’Arazzo dell’Apocalisse (fine XIV secolo). Da qui.

È interessante ritrovare entrambi i temi delle tenebre e dello scatenamento/sconfitta finale del male in una famosa profezia, quella dei “tre giorni di buio”. Sebbene ci siano forti dubbi sull’autenticità di tale profezia, la cui origine è attribuita alla beata Anna Maria Taigi (1769-1837), ritengo comunque utile riportarne qui un estratto:

“Verrà sopra la terra l’oscurità immensa che durerà tre giorni e tre notti. Nulla sarà visibile e l’aria sarà nociva e pestilenziale e recherà danno, sebbene non esclusivamente ai nemici della religione. Durante questi tre giorni la luce artificiale sarà impossibile; arderanno soltanto le candele benedette. Durante tali giorni di sgomento, i fedeli dovranno rimanere nelle loro case a recitare il rosario e a chiedere misericordia a Dio… Tutti i nemici della Chiesa (visibili e sconosciuti) periranno sulla Terra durante questa oscurità universale, eccettuati soltanto quei pochi che si convertiranno… L’aria sarà infestata da demoni che appariranno sotto ogni specie di orribili forme… Dopo i tre giorni di buio, San Pietro e San Paolo… designeranno un nuovo papa… Allora il Cristianesimo si diffonderà in tutto il mondo”.

La settima coppa

Siamo ormai arrivati al culmine: all’appello manca solo il settimo angelo, che versa anch’egli il contenuto della sua coppa:

Il settimo versò la sua coppa nell’aria e uscì dal tempio, dalla parte del trono, una voce potente che diceva: “È fatto!”. Ne seguirono folgori, clamori e tuoni, accompagnati da un grande terremoto, di cui non vi era mai stato l’uguale da quando gli uomini vivono sopra la terra. La grande città si squarciò in tre parti e crollarono le città delle nazioni. Dio si ricordò di Babilonia la grande, per darle da bere la coppa di vino della sua ira ardente. Ogni isola scomparve e i monti si dileguarono. E grandine enorme del peso di mezzo quintale scrosciò dal cielo sopra gli uomini, e gli uomini bestemmiarono Dio a causa del flagello della grandine, poiché era davvero un grande flagello.

Ap 16, 17-21

Quest’ultima coppa porterà con sé una catastrofe di proporzioni immani, che probabilmente spazzerà via la totalità dell’Umanità sopravvissuta ai flagelli precedenti (ad eccezione degli eletti). L’Apocalisse, peraltro, non è l’unico testo a descrivere in questi termini la “fine del mondo”: nel “grande terremoto”, infatti, possiamo intravedere l’evento che, secondo gli Aztechi, porrà fine alla presente età del mondo, detta appunto “Sole di Terremoto” (la precedente, il “Sole d’Acqua”, si era conclusa invece con un diluvio).

Come avevamo ipotizzato in questo articolo, l’ultimo cataclisma che interesserà il nostro pianeta sarà dovuto al raddrizzamento del suo asse, che tornerà perpendicolare all’eclittica, come – secondo quanto si evince dalla mitologia – era all’inizio. Non solo: scomparirà “ogni isola”, segno che anche i continenti torneranno uniti come all’origine! Se i teorici dell’espansione terrestre sono nel giusto, la separazione dei continenti è stata causata dal progressivo aumento di dimensioni del pianeta; logicamente, quindi, il fenomeno inverso (ossia, la contrazione) avrà l’effetto opposto, ricreando la Pangea originaria. Curiosamente, l’Apocalisse ci dice che nella Nuova Terra il mare non ci sarà (21, 1), e ciò è appunto ciò che succederebbe riunendo tutti i continenti su un pianeta più piccolo.

E la grandine? Questo particolare, che richiama la settima piaga d’Egitto (Es 9, 18-25), farebbe pensare ad una pioggia di asteroidi. Vari indizi suggeriscono che fu la Luna (“parcheggiata” in orbita ad un certo punto della nostra storia) a provocare l’inclinazione dell’asse terrestre; il raddrizzamento, perciò, potrebbe essere provocato dal suo allontanamento… o dalla sua distruzione, che potrebbe dar luogo alla “grandine” descritta nell’Apocalisse.

Questo, insomma, potrebbe essere a grandi linee il futuro che ci attende. Ribadiamo però, ancora una volta, che nulla è prestabilito e che con la nostra volontà possiamo sempre imprimere una piega diversa agli eventi. Tuttavia, a mio avviso certi sconvolgimenti di ordine planetario/cosmico sono inevitabili, poiché indispensabili per ristabilire l’ordine e l’armonia che vigevano nella perduta Età dell’Oro. Perciò, se davvero ci troveremo a vivere questi eventi, non dobbiamo farci prendere dalla disperazione, anzi: “Quando cominceranno ad accadere queste cose, alzatevi e levate il capo, perché la vostra liberazione è vicina” (Lc 21, 28).

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.